Salvate il soldato Landini. Da se stesso. In una lettera a Repubblica, il leader della Cgil replica alle critiche che gli sono arrivate da tutte le parti per quanto riguarda linea di condotta della sua organizzazione sulla questione del green pass, senza riuscire – a mio avviso – a diradare la confusione politica in cui versa. Landini, dopo aver messo in fila tutti i meriti acquisiti dalla Cgil durante la crisi sanitaria, ribadisce che il suo sindacato è schierato e conduce una campagna tra i lavoratori a favore della vaccinazione e ‘’non ha mai posto questioni di principio sullo strumento del green pass’’. Anzi Landini sfida il governo – nel caso in cui ritenga indispensabile l’obbligo della vaccinazione – a presentare un disegno di legge in tal senso, perché (udite! udite!) questa materia non può essere semplicemente delegata alle parti sociali, le quali – peraltro giustamente – si vantano di aver concordato nei Protocolli dell’aprile 2020 misure che hanno consentito di riaprire le fabbriche in condizioni di relativa sicurezza.
A Landini non sfugge certamente che quelle disposizioni – pur in assenza del vaccino – stabilivano vincoli anch’essi ‘’discriminanti’’ perché chi non fosse trovato in regola; il dipendente se ne andava in isolamento e se ne tornava a casa. Poi, per favore, un po’ di coerenza! Se venisse introdotto un obbligo di legge dove finirebbe la libertà individuale che la Cgil – al pari dell’Asino di Buridano – intende salvaguardare insieme all’interesse collettivo? E se la vaccinazione fosse obbligatoria quali sanzioni verrebbero previste per i ‘’renitenti’’? E quali effetti si scaricherebbero sui rapporti di lavoro? Per le aziende si aprirebbero vere e proprie autostrade per sospendere e licenziare quanti si sottraggono ad un obbligo di legge varato a tutela della salute pubblica. A che cosa pensa il segretario del più importante sindacato italiano quando scrive ‘’che non ci deve essere una logica sanzionatoria e punitiva’’ nei confronti di chi non vuole vaccinarsi, senza alcun giustificato motivo (Monica Cirinnà ha chiesto che i trans siano esentati dal green pass perché in caso di controlli emergerebbe l’appartenenza del soggetto al sesso rifiutato ma registrato all’anagrafe)?
Quale delle seguenti ipotesi sarebbe corretta? 1) il ‘’renitente’’ va al suo posto di lavoro e l’azienda sanziona che si preoccupa di averlo vicino; 2) il datore allestisce un ‘’reparto confino’’ per soli non vaccinati (possiamo chiamarlo apartheid?); 3) il lavoratore viene condannato agli arresti domiciliari tramite smart working forzato per un tempo indefinito; 4) il lavoratore è sospeso ma con retribuzione a tempo indeterminato; 5) in ogni caso non è consentito procedere ad un cambiamento di mansioni neppure nelle forme e con le causalità previste dalla legge (‘’l’infame jobs act’’). Sul finire della lettera Landini, affronta la questione degli infortuni, dimenticando che l’infezione da covid-19 contratta in occasione di lavoro è anch’essa un infortunio che dall’inizio della pandemia ha provocato 175mila denunce e 600 decessi. Non gli viene il dubbio che il green pass o la prova tampone potrebbero servire anche a ridurre questa tragica sequenza di morti sul lavoro.
Ma in un punto il sindacalista dà prova di disonestà intellettuale – che non gli può essere consentita – quando scrive: ‘’bisogna garantire il diritto ad eleggere il rappresentante dei lavoratori alla sicurezza in tutti i luoghi di lavoro’’. E chi la deve dare questa garanzia? Si vede che Landini non ha letto il dlgs n.81 del 2008, il Testo Unico sulla salute e la sicurezza sul lavoro. Vi è un’intera Sezione (la VII) dove sono previste forme di consultazione e partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori eleggibili in tutte le aziende anche se piccole. Le modalità di elezione sono dettagliate e totalmente esigibili da parte dei lavoratori, senza dover chiedere il permesso a nessuno. Per farla breve, non si tratta di fare tappezzeria. I poteri di questi delegati sono effettivi; possono disporre senza perdere la retribuzione del tempo necessario per svolgere i loro compiti e soprattutto il rappresentante ‘’può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le misure di prevenzione e protezione dai rischi adottate dal datore di lavoro o dai dirigenti e i mezzi impiegati per attuarle non siano idonei a garantire la sicurezza e la salute durante il lavoro’’.
Soprattutto chi è chiamato dagli altri lavoratori a svolgere tale funzione ‘’non può subire pregiudizio alcuno a causa dello svolgimento della propria attività e nei suoi confronti si applicano le stesse tutele previste dalla legge per le rappresentanze sindacali’’. In caso di licenziamento il delegato sarebbe certamente reintegrato dal giudice. Se poi l’impresa operasse per impedire l’elezione del rappresentante e per boicottare le sue funzioni, il sindacato potrebbe avvalersi dell’azione antidiscriminatoria di cui all’articolo 28 dello Statuto. Infine il Testo Unico prevede un’altra serie di articoli contenenti sanzioni amministrative e penali per l’imprenditore e i suoi sottoposti che non si attendono alle regole stabilite. Ofelè fa el to mesté.
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il hrin pas e anticostitizionale rallentaclveconomiacdel paese perche molta gente nonbcedera sl ricatto e una misura dittatoriale divisionale e antidemocratica
e una misura discriminatrice