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Green Deal “rimandato” al prossimo Parlamento europeo. Un’ipoteca per le elezioni di giugno

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È un Green Deal in scacco, perché nessun gruppo politico è stato coerente fino in fondo. I parlamentari europei vanno via dopo cinque anni di mandato e portano con loro la delusione (forse più nostra) per i traguardi raggiunti. Eppure nel 2019 hanno detto sì a un piano di mille miliardi di euro per vincere sfide epocali. La svolta nelle politiche energetiche e ambientali non c’è stata e il risultato di un sondaggio di pochi giorni fa lo conferma. La politica si è divisa e le modifiche a punti sostanziali del piano in corso d’opera, sotto la spinta dei trattori o dell’ultradestra, hanno accentuato critiche e paure nascoste. 

Il bilancio politico e finanziario dell’8° monitoraggio è abbastanza deludente e avrà il suo peso sulla ricandidatura di Ursula von der Leyen. In Italia si discute sulle candidature eccellenti dei leader che non sappiamo ancora quanto si dichiareranno verdi. La Lega ha già detto no a nuove politiche green e Antonio Tajani per Forza Italia ha dichiarato che sostenibilità sì, ma non a ogni costo.

Al netto delle guerre e della pandemia, l’Europa non ha guadagnato competitività con Cina e Usa. Ora con l’una ora con l’altra potenza, il vecchio continente è tuttora sbilanciato in materie prime, rinnovabili, innovazione, sostegni alle imprese.

Quelle che dovevano essere uno dei punti di forza della politica di Ursula von der Leyen, le Ong, hanno svolto un sondaggio tra i gruppi parlamentari su 30 capitoli del piano green. Clima, energia e qualità dell’aria, sono risultate le principali materie di una brutta pagella consegnata alla presidente uscente.

Per Chiara Martinelli, direttrice di Climate Action Network, con il nuovo Parlamento le politiche verdi Ue potrebbero anche arretrare. “È il momento che i cittadini europei si sveglino di fronte alla reale possibilità di un Parlamento pieno di pensatori preistorici e che vadano a votare a favore di partiti garanti del clima, ne abbiamo bisogno”. 

Punteggi per tutti

Pensatori preistorici e procrastinatori: sono classificate così le due categorie di politici intervistati, definiti in base agli esiti del sondaggio. Gli intervistati sono stati espliciti nel riconoscere sbandate e voti contrari a decine di provvedimenti.

Nella classifica dei gruppi politici i Verdi hanno ottenuto il punteggio più alto rispetto alle direttive del Green Deal. I voti peggiori li hanno presi i cristiano-democratici del Ppi e l’estrema destra. Il gruppo di Renew  è risultato il più moderato con 56 punti su 100, quello con maggiore capacità di mediazione su temi fondamentali.

I risultati del sondaggio hanno mostrato spaccature all’interno di tutti i gruppi che a poche settimane dal voto diventano un ombra su tutte le liste. Spira un vento di destra? Non è detto. È chiaro soltanto che i futuri eurodeputati dovranno riaprire dossier non chiusi, il cui elenco sarebbe troppo lungo e sul quale continua l’interferenza della Cina per le auto elettriche, le tecnologie, le materie prime

La considerazione finale è la frammentazione delle posizioni politiche rispetto alla spesa del piano, mai vista dai tempi del dopoguerra. Una montagna di denaro calata in uno scenario assai diverso dal macro disegno di cinque anni fa. Una montagna ancora da scalare.

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Categories: Politica

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  • Un vero peccato per un'occasione persa, anche se è vero che ci sono stati eventi oltremodo inattesi in questi anni che non hanno aiutato