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Green Deal: il vicepresidente della Commissione europea al Ppe: la destra italiana blocca la transizione ecologica

Imagoeconomica

In un’intervista rilasciata da Repubblica, il vicepresidente socialista della Commissione europea, Frans Timmermans, evidenzia le tensioni attorno al Green Deal e l’incertezza sul futuro della transizione ecologica in Europa. Mercoledì è in calendario un importante voto al parlamento europeo sul ripristino degli habitat naturali ma rischia di saltare l’intero pacchetto.

La cooperazione con il Partito Popolare Europeo sempre più difficile

Il voto imminente al Parlamento europeo sul provvedimento per il ripristino degli habitat naturali rischia di minare il Green Deal, uno dei progetti centrali della Commissione. Timmermans punta il dito contro il Partito Popolare Europeo (Ppe), accusandolo di aver smesso di trattare e di aver bloccato la proposta della Commissione. Secondo Timmermans, da quando la destra italiana è al governo, il Ppe ha perso interesse a negoziare, colpendo così la Presidente Ursula von der Leyen e mettendo a rischio l’intero progetto della Commissione. L’accusa sembra rivolta più a Matteo Salvini, alleato di Le Pen, che a Giorgia Meloni con la quale, ammette, “stiamo dialogando”.

Il vice presidente esprime la sua delusione per il comportamento del Ppe, che in passato sembrava essere d’accordo sulla questione. Tuttavia, il partito ha improvvisamente rifiutato il confronto e ha chiesto il ritiro della proposta senza avanzarne una alternativa. Il Ppe sembrerebbe voler formare un’alleanza con la destra radicale, ignorando l’importanza della crisi climatica e della biodiversità che supera le differenze politiche. Timmermans dubita che un’eventuale alleanza con la destra radicale possa costruire l’Europa, poiché questi partiti vogliono fermare il progetto europeo anziché contribuirvi.

Il nazionalismo e la destra nemici del Green Deal

Il vicepresidente sottolinea anche il rischio di un arretramento del progetto europeo se la destra vincesse le prossime elezioni europee, sottolineando che il nazionalismo non è in grado di risolvere “i problemi del cambiamento climatico o della siccità”. Se il voto di mercoledì al Parlamento europeo fosse negativo, Timmermans afferma che ci sarebbe una perdita di tempo prezioso e una sconfitta per la Commissione, inclusa von der Leyen, che ha appoggiato fermamente la proposta sul ripristino degli habitat naturali come parte fondamentale dell’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030.

Uno spazio importante da dare al dialogo, anche in Italia

Infine, Timmermans mette in evidenza l’importanza di dialogare con tutti gli attori interessati, comprese le associazioni degli agricoltori e degli industriali, e di trovare compromessi per il bene delle generazioni future. Riconosce che ci sono differenze, ma sottolinea che proteggere l’ambiente e l’agricoltura è cruciale per il futuro e che più di 3.000 scienziati hanno appoggiato la proposta della Commissione.

Riguardo all’Italia, Timmermans riconosce che il governo Meloni ha dialogato finora con la Commissione: “Non vuol dire che troveremo sempre delle soluzioni, ma stiamo parlando”.

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