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Green bond: nel 2020 scendono in campo i Governi

Nell’ambito del grande successo registrato dal 2019 dai Green Bond, i Governi sono rimasti finora in disparte – Il 2020, secondo la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, potrebbe diventare l’anno dei titoli verdi governativi

Green bond: nel 2020 scendono in campo i Governi

Il 2020 potrebbe essere l’anno dei green bond governativi. Dopo il successo riscosso negli ultimi anni sulle aziende private, adesso potrebbero essere gli Stati, finora rimasti in disparte, a fare la parte del leone in un mercato caratterizzato da percentuali di sviluppo senza precedenti. È quanto emerge dal nuovo report pubblicato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo che, per l’anno in corso, prevede “prospettive di ulteriore espansione per le emissioni governative green dell’area euro”.

Ma andiamo con ordine. Nel 2019 la crescita delle emissioni verdi è stata esponenziale: l’ammontare emesso ha superato – nella sola Eurozona – 170 miliardi di euro. Una cifra che in termini percentuali corrisponde a un aumento del 50 per cento rispetto al 2018 e che porta lo stock di titoli verdi in circolazione a quota 566 miliardi (dati aggiornati a fine gennaio). Il 2020 non sembra voler essere da meno: solo a gennaio, sono stati collocati sul mercato 20 miliardi di green bond, pari al 75% di quanto emesso nel 2019 nei primi tre mesi.

In questo contesto c’è però chi è rimasto in disparte: gli Stati Membri. Nel 2019 le emissioni di green bond governativi hanno rappresentato solo il 9% di tutto l’ammontare in circolazione. Basti pensare che la prima emissione di titoli governativi verdi è avvenuta solo tre anni fa, nel dicembre del 2016, quando a muoversi fu la Polonia.

“Oggi, su un totale di 50 miliardi di titoli governativi in circolazione a livello globale, 21 miliardi sono rappresentati dall’Oat francese (emesso nel 2017 e successivamente riaperto sette volte), mentre 23 miliardi sono costituiti dalle emissioni governative dell’Olanda, del Belgio, dell’Irlanda e della Polonia”, spiegano gli esperti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

Fonte: Bloomberg, Intesa Sanpaolo

Il 2020 potrebbe dunque essere l’anno del cambiamento. Secondo le previsioni, il mercato governativo dei green bond nell’Eurozona sarà caratterizzato da due novità importanti: da un lato si vedrà l’ingresso di nuovi emittenti, dall’altro aumenterà la spesa dedicata agli investimenti verdi. A fare da traino potrebbe essere anche il Green New Deal approvato dal Parlamento Ue poco più un mese fa. Un’iniziativa che pone degli obiettivi sfidanti a tutti gli Stati e “richiede la mobilitazione di nuove risorse pubbliche e private da parte degli stati membri”, sottolineano gli analisti.

Per quanto riguarda le emissioni dei green bond, a partire sarà l’Olanda che ha riaperto per 1,4 miliardi il Dsl green e, secondo le previsioni, effettuerà una nuova apertura durante l’anno arrivando a quota 2 miliardi di euro entro la fine dell’anno in corso.

Da tenere d’occhio anche il Belgio, che dovrebbe collocare circa 2,2 miliardi di Olo green nel 2020, e l’Irlanda che dovrebbe emettere green bond per 2 miliardi di euro entro la fine del 2020.

Un grande contributo arriverà poi dalla Francia che “ha recentemente dichiarato di avere una spesa disponibile green per il 2020 pari a 8 miliardi che finanzierà tramite riaperture dell’Oat green 06/2039” spiega Intesa, mentre è atteso il debutto della Spagna che dovrebbe emettere nei prossimi mesi il suo primo green bond.

Spostandoci da Madrid a Berlino, nel secondo semestre dell’anno la Germania emetterà dei twin green bond, vale a dire un’emissione caratterizzata da due titoli: uno verde e uno convenzionale. I due bond avranno la stessa cedola e la stessa scadenza, ma due codici Isin differenti.

Una strategia simile potrebbe essere attuata anche dalla Danmarks NationalBank, che potrebbe emettere un nuovo modello di obbligazioni sovrane green, costituto dall’emissione di un bond convenzionale e da un “certificato verde” con identica scadenza. “Il nuovo mercato dei certificati potrà fornire una misura del valore che gli investitori attribuiscono alla scelta green”, commenta la Direzione Studi e Ricerche di Intesa.

E l’Italia? Secondo un report di Banca Imi, nel 2019 le nuove emissioni nel nostro Paese hanno toccato quota 5,4 miliardi di euro, una cifra quasi doppia rispetto all’anno precedente quando l’importo totale arrivò a 2,8 miliardi di euro che ha portato lo stock in circolazione a oltre 11 miliardi di euro. Dei 9 nuovi green bond emessi nel 2019, quattro provengono da parte di quelli che Banca Imi definisce “emittenti green debuttanti” – vale a dire Generali, A2A, Erg e Ubi – e altri cinque da società che invece avevano già emesso uno o più bond green nel recente passato: Enel, Iren, Ferrovie dello Stato, Hera e Terna.

Nel 2020 sono attese novità dal Ministero dell’Economia che lo scorso dicembre ha anticipato la sua volontà di introdurre nuovi green bond nella gamma di titoli aperti al mercato. D’altronde la Manovra 2020 ha stabilito la possibilità di emettere titoli di stato green, aprendo la strada all’ingresso del Tesoro nel mercato. Via XX Settembre, dal canto suo, “sta nel frattempo svolgendo approfondite analisi di mercato per ottimizzare le future emissioni e pianificarne tempi e modalità”.

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