Stando ad alcuni media ellenici, il governo Tsipras si sarebbe ammorbidito nei confronti di Bruxelles e nelle prossime ore potrebbe chiedere un’estensione di sei mesi del programma in scadenza il 28 febbraio. Ad alleggerire la posizione di Atene nel negoziato sarebbero stati due fattori: il timore che prosegua senza controllo la corsa ai bancomat (da inizio anno sono defluiti oltre 20 miliardi di euro) e la necessità a breve di pagare pensioni e stipendi pubblici.
Atene non sarebbe disposta a sottoscrivere nuovamente le misure di austerità che il programma di finanziamento attualmente comporta, ma il governo greco potrebbe comunque presentare in giornata a Bruxelles una richiesta di proroga in base al documento sottoposto lunedì al ministro delle Finanze ellenico Yanis Varufakis dal commissario agli affari economici Pierre Moscovici. La proposta dovrebbe poi passare al vaglio dell’Eurogruppo, che deciderà venerdì.
Lo schema Moscovici, per la verità, non era semestrale: prevedeva di concedere alla Grecia un rinvio di quattro mesi sul debito, in cambio dell’impegno a mantenere un surplus di bilancio e a cancellare alcune riforme previste dal programma di Syriza.
“Non accetto ultimatum, l’austerity è morta”, ha detto Tsipras in un duro discorso al Parlamento greco, a cui ha ribadito che la democrazia ellenica “non può essere minacciata” e che la Grecia “non è una colonia o un paria dell’Europa”.
Non è piaciuta a Bruxelles la strategia ellenica adottata finora: rendere pubblica la bozza più morbida di accordo scritta da Moscovici e poi quella più dura presentata da Dijsselbloem, è apparso come un tentativo di mettere Commissione ed Eurogruppo l’uno contro l’altro, per dimostrare da che parte stanno i “cattivi”.