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Grecia: ultime trattative fra i partiti, elezioni vicine

Le trattative continuano e la Grecia spera ancora, ma la crisi politica che rischia di far uscire il Paese dall’euro sembra ormai insuperabile. A otto giorni dalle elezioni, i partiti ellenici non sono ancora riusciti ad accordarsi per formare una coalizione di governo. Stamane Fotis Kouvelis, leader di Sinistra Democratica (Dimar), ha ribadito il suo no a un esecutivo d’emergenza che non includa Syriza, la formazione di sinistra radicale arrivata seconda al voto. A sua volta Alexis Tsipras, numero uno Syriza, ha escluso di poter sostenere un governo che intenda mantenere le promesse di austerità fatte all’Europa. Si fa così sempre più concreta l’ipotesi di nuove elezioni: i greci dovrebbero tornare alle urne fra il 10 e il 17 giugno. 

Nel tentativo di scongiurare questa prospettiva, il presidente della Repubblica Carolos Papoulias ha convocato per oggi alle 19.30 un nuovo vertice con i segretari dei quattro partiti principali: oltre a Kouvelis e Tsipras saranno presenti Antonis Samaras e Evangelos Venizelos, leader rispettivamente della formazione conservatrice Nuova Democrazia e della socialista Pasok.  

Intanto a Bruxelles nel pomeriggio si riuniscono i ministri delle finanze dell’eurogruppo e all’ordine del giorno c’è proprio la crisi greca. Il premier ellenico facente funzioni, Lukas Papademos, ha avvertito oggi che il Paese potrebbe avere problemi di liquidità già all’inizio di giugno ed è quindi necessario che riceva quanto prima le prossime tranche del prestito internazionale.

Sui mercati la tensione è alle stelle per il timore che il governo nato dalle elezioni di giugno possa rinnegare gli accordi siglati con Ue e Fmi: schivare le dure misure d’austerity imposte dall’Europa significherebbe rinunciare anche agli aiuti per complessivi 130 miliardi di euro. Il ribaltone spingerebbe il Paese fuori dall’eurozona e quindi, inevitabilmente, alla bancarotta. A metà giornata la Borsa d’Atene viaggia in rosso di oltre 5 punti, trascinando al ribasso tutti i listini europei.  

Gli investitori forse non ci credono più, eppure solo ieri l’accordo sembrava cosa fatta. Nel primo pomeriggio Tsipras aveva annunciato l’intesa per un esecutivo biennale fra Nuova Democrazia, Pasok e Dimar, che sommando i loro seggi arriverebbero a quota 168, sufficiente per ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento. A stretto giro era arrivato però un duro comunicato di smentita: Dimar aveva definito “menzogne diffamatorie” le parole del leader radicale. Quello di domenica è stato il quarto fallimento in una settimana, dopo quelli di Samaras, Tsipras e Venizelos come premier incaricati.  

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