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Grecia, ultima chiamata per evitare le elezioni anticipate

Ore decisive nel Parlamento di Atene, dove oggi si svolgerà la terza e ultima votazione per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica greca. Dopo il flop dei primi due tentativi, se anche questa volta il candidato del governo Samaras, l’ex commissario Ue Stavros Dimas, non raggiungerà i 180 voti necessari, scatteranno automaticamente le elezioni anticipate, come prevede la Costituzione del Paese ellenico. Per il momento a Dimas mancano 12 voti, che devono essere raccolti al di fuori della coalizione di governo Nea Democratia-Pasok.

In caso di ritorno alle urne partirebbe favorita Syriza, partito di sinistra alternativa guidato da Alexis Tsipras, che ha già annunciato l’intenzione di ridiscutere gli accordi raggiunti con la Troika, per rinegoziare le condizioni imposte in cambio dei prestiti internazionali garantiti ad Atene. L’obiettivo, ha chiarito più volte Tsipras, è abbandonare l’austerità alle radici dell’attuale crisi sociale e umanitaria: la permanenza del Paese nell’Eurozona, invece, non è in discussione. 

In ogni caso, la strada del governo monocolore sarà probabilmente impraticabile, visto che a Syriza potrebbe servire comunque una manciata di voti esterni per ottenere la maggioranza in Parlamento. 

Secondo alcuni analisti, però, le conseguenze di una vittoria di Syriza per gli equilibri dell’Eurozona potrebbero essere rilevanti: la richiesta di rivedere i termini dei prestiti Ue, ad esempio, potrebbe complicare la strada verso il quantitative easing della Banca centrale europea. 

Di qui la pressione sull’euro, trattato stamane a 1,2173 dollari, ai minimi dall’agosto 2012. I mercati obbligazionari, ad ogni modo, si avvicinano all’ora X con grande ottimismo, dando ormai per molto probabile, se non scontato, l’avvio del QE europeo il prossimo 22 gennaio.

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