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Grecia, Tsipras voleva tornare alla dracma e chiese 10 mld a Putin che rifiutò

Il premier greco, Alexis Tsipras, e altri esponenti di punta del suo partito, Syriza, volevano reintrodurre la dracma in Grecia. Lo scrive il quotidiano ellenico ‘To Vima’, spiegando che Tsipras ha chiesto crediti in dollari a Mosca, Pechino e Teheran come garanzia per il ritorno della dracma. Già in un’intervista alla televisione greca Ert, Tsipras aveva spiegato che per l’introduzione di una moneta nazionale propria, c’era bisogno di riserve in valuta estera.

Da inizio 2015, il premier ellenico, assieme ad altri leader politici di Syriza (Pannos Kammenos, Yiannis Dragasakis, Yanis Varoufakis, Nikos Pappas e Panagiotis Lafazanis) ha messo a punto un piano sull’esempio della Slovacchia al momento della separazione dalla ex-Cecoslovacchia. Il piano è stato presentato a Vladimir Putin, in occasione di una visita di Tsipras a Mosca ma il presidente russo era rimasto sul vago a fronte dell’impegno del Paese sulla pipeline South Stream.

Nella notte del 5 luglio, subito dopo il referendum popolare in Grecia, Putin ha detto chiaramente di non essere pronto a concedere un credito di 10 miliardi di dollari, come richiesto da Tsipras, come garanzia sulla ‘nuova’ dracma, mentre da Pechino e Teheran non ci sono state reazioni alla richiesta di aiuti. In una votazione interna al partito la stessa notte, Varoufakis che voleva comunque ritornare alla dracma e’ stato battuto con 2 voti a favore e 4 contro e ha lasciato il ministero delle Finanze il giorno dopo.

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Tags: Grecia