Sembra sempre più difficle trovare una soluzione alla crisi greca in grado di soddisfare le richieste delle agenzie di rating. Standard and Poor’s ha dichiarato oggi che il piano francese di rollover del debito greco in scadenza potrebbe comportare un default selettivo. La Francia ha presentato due proposte per una ristrutturazione soft del debito che coinvolge i privati nel salvataggio della Grecia.
La prima prevede di reinvestire il 90% dei fondi ricevuti da Atene, alla scadenza delle obbligazioni attualmente in vigore, in bond trentennali di nuova emissione (cedola fissa del 5,5%).
La seconda reinvestirebbe solamente il 70% di questi fondi. Di questi il 50% verrebbe destinato all’acquisto di nuovi titoli a 30 anni (con cedola fissa del 5,5% più un premio indicizzato alla crescita dell’economia greca). Mentre il restante 20% verrebbe messo in un fondo obbligazionario con titoli molto sicuri che farebbe da garanzia contro un eventuale default.
Secondo i criteri di S&P’s “ciascuna delle due opzioni di finanziamento proposte della Federation Bancaire Francaise (Fbf) porterebbe a un default”. E’ quanto si legge nella nota odierna dell’agenzia di rating. La ristrutturazione offrirebbe ai creditori un valore inferiore alla promessa dei titoli originari mettendo in default il Paese. Se la Grecia dovesse optare per tale ristrutturazione “probabilmente, ridurremmo il rating della Paese a ‘SD’, a indicare che ha effettivamente ristrutturato una parte, ma non tutto, il suo debito” ha detto l’agenzia. Il giudizio di merito sulla Grecia è, dal downgrade del 13 giugno, a “CCC”, a quattro passi dal valore “SD” che indica il default selettivo.
Se S&P continua a definirsi scettica sulla capacità di Atene di onerare gli impegni presi con il Fondo monetario e l’Unione europea e il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, si è dichiarato fiducioso sul piano di austerità approvato dal parlamento greco e nel fine settimana è stato dato il via libera alla quinta tranche di aiuti da 12 miliardi di euro che verrà erogata il 15 luglio.
Rimane il fatto che i mercati si fidano più delle agenzie di rating che di Juncker. Dopo la dichiarazione di S&P’s l’euro è sceso ai minimi di seduta a 1,4518 dollari dalla precedente chiusura di 1,4540. Alle ore 11.15 si è ripreso e cresce dello 0,05%.