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Grecia: si tratta all’ombra del piano B

La marcia della Grecia ad un passo dalla bancarotta è destinata a dominare le prossime due settimane della finanza europea. E i vertici europei cercano di mettere a punto una strategia per evitare il peggio: consentire alla Grecia di fallire ma al tempo stesso farla restare nell’Eurozona. 

Le misure in discussione sono tre: chiusura delle banche greche per evitare la corsa agli sportelli; introduzione di controlli sui movimenti di capitale; emissione di una forma di pagamento greca parallela all’euro, momentanea e per uso interno.

“Non tocca ad un ministro confermare o meno l’esistenza di un piano B – ha spiegato Wolfgang Schaeuble –. Ma pensate al riserbo che ha preceduto l’unificazione tedesca”. 

Dopo l’esito interlocutorio del vertice di Riga (sede di un imprevisto processo al ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, definito un “dilettante” da alcuni ministri europei con lui in contrasto), è sempre più difficile prevedere quel che accadrà l’11 maggio, quando Atene dovrà rimborsare all’Fmi 850 milioni di euro, che per ora non ha. 

Il presidente dell’Eurogruppo Jeroem Djissembloem ha ribadito che i creditori europei della Grecia non autorizzeranno lo sblocco di nuovi aiuti finanziari finché Atene – nonostante la bancarotta ormai prossima – non concorderà un piano completo di riforme economiche. Dijsselbloem ha inoltre sottolineato che i 7,2 miliardi di euro di crediti alla Grecia attualmente congelati non saranno più disponibili dopo giugno.

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