Dalla Germania arrivano segnali d’apertura verso la Grecia, che oggi ha chiesto ufficialmente una proroga di due anni per l’attuazione del piano d’austerity. Scivolerebbe così dal 2014 al 2016 il termine entro cui far tornare il deficit di Atene sotto il 3%, dall’attuale 9,3%. “Non si può far fallire tutto solo per pochi giorni, la posta in gioco è troppo alta – ha detto il vicecancelliere e ministro tedesco dell’Economia, il liberale Philipp Roesler -, abbiamo un grande interesse a mantenere la moneta unica, tenendovi dentro anche la Grecia”.
Il vice capogruppo parlamentare della Cdu-Csu al Bundestag, Michael Meister, si è detto invece “contrario a nuovi pacchetti di aiuti per Atene, ma favorevole a un versamento anticipato degli aiuti già concordati, a condizione che non spuntino poi nuove, spiacevoli sorprese”. Il volume del pacchetto di aiuti “non può essere aumentato – ha spiegato Meister -, ma un’anticipazione di pagamenti è possibile”, a condizione che arrivi il via libera dal Fondo monetario internazionale.
Altro fattore decisivo sarà il verdetto della Troika. Gli ispettori di Ue, Bce e Fmi arriveranno nella capitale greca il 5 o il 6 settembre e “se il rapporto sarà negativo – ha avvertito ancora Meister – verranno meno le premesse per il versamento di altre rate e la Germania non si assocerà ai pagamenti”.
Intanto il premier greco Antonis Samaras, in un’intervista al giornale tedesco Bild, ha espressamente chiesto più tempo per implementare le riforme strutturali. “Chiediamo un po’ più di respiro per far girare l’economia e aumentare gli introiti statali – ha detto il primo ministro -. Più tempo non significa automaticamente più soldi“.
La questione sarà al centro di una fitta serie di vertici bilaterali. Oggi Samaras riceve ad Atene il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Domani invece volerà a Berlino per incontrare la cancelliera Angela Merkel, mentre venerdì è atteso a Parigi dal presidente francese, François Hollande.
Per rassicurare l’Europa, ieri Atene ha presentato un nuovo piano di tagli alla spesa da 13,5 miliardi di euro, due in più rispetto a quelli chiesti originariamente dalla Troika. In arrivo per i greci ci sono nuove sforbiciate a stipendi pubblici, sanità e pensioni, oltre a una riduzione di 34mila unità dei dipendenti statali.