Con una piroetta da alta finanza, alcuni fondi speculativi hanno iniziato a scommettere in favore della Grecia. Fino a ieri Atene era bersagliata da chi riteneva più probabile il default del Paese e la sua uscita dall’eurozona. Ora invece sembra che diversi protagonisti dei mercati abbiano ribaltato la prospettiva, arrivando a puntare tutto sul salvataggio delle casse elleniche.
A diffondere la notizia è stato il Financial Times, solitamente propenso all’iper-allarmismo sulla situazione finanziaria dell’eurozona. Stavolta però il quotidiano britannico ritiene che ci siano ragioni concrete per cambiare atteggiamento. In particolare, il quadro normativo sarebbe più favorevole a chi acquista bond greci. E gli investitori, che fino a oggi hanno giocato la partita contraria, all’improvviso si trovano in acque meno tranquille.
“C’è una crescente percezione tra alcuni fondi del fatto che la Grecia potrebbe riuscire a restare nell’euro – scrive il quotidiano -. Tanto che alcuni hedge fund hanno deciso di scommettere in questa direzione”.
Non solo: “potrebbero avere ragione a farlo” – sottolinea il Financial Times in maniera ancor più insolita -, perché i creditori di Atene oggi sono molto più tutelati rispetto ad alcuni mesi fa. In particolare, dopo lo scambio con ristrutturazione dei bond operato a marzo, ora il diritto internazionale funziona come una rete di protezione.
Intanto, la cancelliera tedesca Angela Merkel è sbarcata ieri ad Atene per incontrare il primo ministro greco Antonis Samaras. La numero uno del Bundestag è stata contestata da migliaia di manifestanti lungo le strade della capitale ellenica. Alcuni hanno notato perfino che la cancelliera indossava la stessa giacca verde esibita allo stadio durante gli ultimi Europei di calcio, quando la Germania stracciò la Grecia con un secco 4 a 2.
Per rimanere nella sfera calcistica, oggi il Financial Times ricorda che “agli Europei del 2004 fu un allenatore tedesco, Otto Rehhagel, a mettere le basi per la sorprendente vittoria della Grecia. Se ora il Paese restasse nell’euro sarebbe un’impresa ancora più grande”.