Ultimo giorno di campagna elettorale in Grecia, dove stasera nella centrale piazza Syntagma ad Atene il leader di Syriza e premier uscente (si è dimesso lo scorso 20 agosto) Alexis Tsipras cercherà di convincere i numerosi indecisi, considerati da tutti i sondaggi essenziali per vincere. Le previsioni indicano infatti un equilibrato testa a testa tra il partito che ha avuto la maggioranza nell’ultimo governo e i principali avversari di centro-destra, guidati da Nea Dimokratia che candida Vangelis Meimarakis. E soprattutto un’altissima percentuale di elettori che ancora va convinta: circa il 10-15%, a seconda dei rilevamenti.
Il sistema elettorale greco assegna un premio di 50 seggi (su 300) al partito che ottiene più voti: questo significa che per poter governare da solo un partito ha bisogno di andare almeno oltre il 35% dei voti. Non è il caso, al momento, né di Syriza né di Nuova Democrazia: i sondaggi infatti li collocano alla pari, ma con una percentuale al di sotto del 30%, intorno al 28% ciascuno. Il resto dei voti andrebbe disperso tra gli altri 17 partiti candidati e tra gli eventuali astenuti, che potrebbero non essere così pochi.
Lo scenario che si preannuncia lunedì mattina ad Atene è quindi quello di un governo di grande coalizione, guidato o da Syriza o da Nea Dimokratia, che però hanno già annunciato che in nessun caso si alleeranno tra di loro: Tsipras ha escluso un patto con Nuova Democrazia ma non un accordo con i partiti moderati di centro-sinistra To Potami e Pasok, decisamente più europeisti di quel che resta di Syriza, spaccata in due dopo che l’ex premier quest’estate ha ceduto al piano di salvataggio imposto dalla Troika.
Se vincesse invece Meimarakis, cosa più che possibile stando alle ultime rilevazioni e sicuramente più gradita ai partner europei, il leader moderato potrebbe cercare di formare un governo filo-europeo con altri partiti minori. Persino, in uno scenario che non piacerebbe però per niente a Bruxelles, il centro-destra potrebbe dover accettare la forte affermazione di Alba Dorata, partito neo-nazista che alle ultime elezioni ha raccolto il 6,3% dei consensi e che è ancora accreditato almeno di quella percentuale.