Revocare i vitalizi ai condannati non solo è possibile, perché non sono un diritto legato all’indennità parlamentare, ma è addirittura più semplice di quanto si pensi: non serve una legge ordinaria, è sufficiente una riforma dei regolamenti delle due Camere. Lo ha sottolineato il presidente del Senato, Pietro Grasso, rispondendo al presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli.
“Pur ammettendo che si possano toccare retroattivamente diritti previdenziali acquisiti, certamente non trova adeguata giustificazione la completa ablazione o la perdita del diritto pensionistico”, scrive Mirabelli nella parte finale del parere indirizzato ad esponenti del Consiglio di presidenza del Senato. Nel documento di sette pagine, inviato il 19 febbraio scorso, viene segnalato come siano “plurime e rilevanti” le “criticità costituzionali” della decisione immaginata sotto forma di eventuale deliberazione da parte del Consiglio di presidenza del Senato, “il cui contenuto incide per più profili su garanzie costituzionali”.
Dopo aver ricevuto ieri il documento, Grasso ha scritto di proprio pugno un contro-parere, sottolineando che “non sussiste un divieto di retroattività, che varrebbe ove si trattasse di una sanzione penale accessoria. Quando una condizione di eleggibilità viene meno (che sia la moralità, collegata ad una condanna, o la cittadinanza italiana), cade il presupposto sia per l’esercizio di una carica sia per la percezione di emolumenti che sono collegati ad una carica che non si può più ricoprire. E questo deve riguardare anche i vitalizi e le pensioni”. Insomma, “se vengono meno i requisiti di legge per l’appartenenza alle Camere (e ciò accade in forza della legge Severino, ndr) cade il diritto all’indennità e cade il diritto al vitalizio”.
Grasso ricorda che la proposta “che ho presentato al Consiglio di Presidenza dispone la cessazione nell’erogazione degli assegni vitalizi e delle pensioni nel caso in cui il senatore, cessato il mandato, sia stato condannato in via definitiva per alcuni dei reati soggetti al nuovo regime di incandidabilità. Si tratta di condanne a pene della reclusione di almeno due anni per reati di particolare gravità, quali i delitti di mafia, alcuni delitti contro la pubblica amministrazione, come il peculato, la concussione e la corruzione e altri gravissimi delitti come quelli eversivi e di terrorismo e contro la personalità dello Stato, la strage, l’omicidio, la tratta di persone, la violenza sessuale, l’estorsione, il riciclaggio, lo spaccio di sostanze stupefacenti”.
Quanto all’opinione secondo cui sarebbe necessaria una legge per intervenire, per Grasso “sarebbe paradossale” ipotizzare, come fa Mirabelli, “che successive modifiche debbano trovare origine in una fonte normativa diversa dalla fonte che ha costituito l’istituto”.
A Grasso si è affiancata la presidente della Camera, Laura Boldrini: “La mia posizione sui vitalizi agli ex parlamentari – dice – è chiara e nota da tempo: ritengo personalmente inaccettabile che si continui ad erogarli a chi si è macchiato di reati gravi come mafia e corruzione. La decisione spetta ora all’Ufficio di presidenza della Camera e al Consiglio di presidenza del Senato, che sono certa arriveranno quanto prima a deliberare su una materia così delicata, sulla quale c’è anche molta attesa da parte dell’opinione pubblica”.