Dopo mesi in cui abbiamo visto schizzare alle stelle i prezzi delle materie prime, alimentari e non, finalmente sembrano esserci i primi segnali di un’inversione rotta, o perlomeno, una tregua alla corsa pazza dei rincari. A luglio i prezzi dei prodotti alimentari sono scesi dell’8,6% rispetto a giugno, soprattutto grazie al calo dei prezzi dell’olio vegetale (-19,2%) e dei cereali (-11,5%) oltre che dai cali più contenuti che hanno riguardato lo zucchero, i prodotti lattiero-caseari e la carne. L’indice resta però al di sopra del 13,1% rispetto a luglio 2021. Lo dicono gli ultimi dati della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
Ma a frenare l’entusiasmo il capo economista della Fao Maximo Torero: “Rimangono molte incertezze, tra cui gli alti prezzi dei fertilizzanti, che possono avere un impatto sulle prospettive future di produzione e sui mezzi di sostentamento degli agricoltori, le prospettive economiche mondiali poco rosee e i movimenti valutari, tutti fattori che mettono a dura prova la sicurezza alimentare mondiale”.
In flessione i prezzi degli alimentari, immagine mista per la carne
Se si guarda ai singoli mercati il calo dei prezzi delle materie prime è evidente soprattutto per il comparto dei cereali, guidati dal grano. Secondo l’ultimo report della Fao, dopo l’impennata registrata negli ultimi mesi, a luglio il grano è sceso dell’8,8%, da 1.300 dollari a bushel (circa 36,3 lt) a 607,89 dollari a bushel: una quotazione così bassa non si vedeva da prima dello scoppio della guerra in Ucraina che ha di fatto paralizzato uno dei “granai del mondo”. Grazie all’accordo tra l’Ucraina e la Russia per la ripresa delle esportazioni attraverso il Mar Nero, il prezzo del grano finalmente rallenta la sua corsa. Luglio ha visto anche un calo dell’11.2% dei prezzi dei cereali grezzi. Il mais è sceso del 10.7%.
La Fao ha inoltre riferito che l’Indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari è diminuito del 2.5% “in un’attività commerciale poco brillante”, ma ha comunque registrato una media del 25.4% in più rispetto allo scorso luglio.
Mentre i prezzi del latte in polvere e del burro sono diminuiti, i prezzi dei formaggi sono rimasti stabili, spinti dalla domanda nelle destinazioni turistiche europee.
Anche i prezzi della carne hanno continuato la tendenza al ribasso, scendendo di mezzo punto percentuale da giugno a causa dell’indebolimento della domanda di importazioni. Mentre, i prezzi del pollame hanno raggiunto i massimi storici, spinti dalla solida domanda di importazioni e dalle scarse forniture dovute ai focolai di influenza aviaria nell’emisfero settentrionale.
Inoltre, anche i prezzi dell’olio di girasole sono diminuiti notevolmente a causa della debole domanda di importazioni globali, nonostante le continue incertezze logistiche nella regione del Mar Nero. I valori dell’olio vegetale sono stati spinti al ribasso anche dal calo dei prezzi del greggio.
Prezzi delle materie prime in ribasso: cala anche il petrolio
Ma quello degli alimenti non è l’unico mercato che ha visto un ribasso dei prezzi. Anche il comparto del petrolio, dopo mesi in salita, ora sta tornando ad avere prezzi più abbordabili: con il Brent che si attesta a 96,09 dollari al barile e quello Wti a 90,15 in calo rispetto ai picchi di marzo 2022 quando si sfioravano i 130 dollari al barile. Un ribasso che si riflette sulla pompa di benzina: la modalità self si attesta mediamente a 1,83 euro al litro, al servito 1,97. Mentre il diesel self fa registrare un prezzo medio di 1,815 euro al litro.
Anche il gas in ribasso. Ad Amsterdam torna sotto i 200 euro al megawattora.