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Grano: la Russia minaccia lo stop delle esportazioni, ma all’Italia non fa paura

Solo il 2,3% del grano importato dall’Italia proviene dalla Russia – Secondo Coldiretti, “a preoccupare di più sono le limitazioni causate dalla guerra all’export di cereali dall’Ucraina”

Grano: la Russia minaccia lo stop delle esportazioni, ma all’Italia non fa paura

In risposta al quinto pacchetto di sanzioni varato dall’Ue, la Russia sarà “più prudente” sulle esportazioni di cibo all’estero, “specialmente verso i Paesi ostili”. Lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Tass.

Grano e semi di girasole: il ruolo di Russia e Ucraina

La Russia è uno dei maggiori produttori di grano al mondo: insieme all’Ucraina, controlla il 25% del commercio globale di frumento, che vale in tutto 106 miliardi di euro.

Non solo: da Russia e Ucraina arriva anche l’80% dell’offerta globale dei semi di girasole con cui si produce l’olio da cucina.

Lo stop al grano dalla Russia non pesa sull’Italia

Secondo un’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga, il blocco delle esportazioni di cibo dalla Russia pesa appena sull’1% delle importazioni totali di grano nell’Unione Europea. La percentuale scende addirittura allo 0,5% per il mais destinato all’alimentazione animale.

Quanto all’Italia, solo il 2,3% del grano importato proviene dalla Russia, pari a circa 153 milioni di chili (96 di grano tenero per la panificazione e 57 di grano duro per la produzione di pasta).

In tutto, continua Coldiretti, il cibo che l’Italia importa dalla Russia vale 258 milioni di euro l’anno (136 solo per i cereali).

I paesi che più dipendono dal grano russo sono tutti esterni all’Unione europea: Turchia, Egitto e Yemen.

I problemi più gravi riguardano le importazioni dall’Ucraina

“A preoccupare – continua la Coldiretti – sono piuttosto le limitazioni causate dalla guerra alle esportazioni di cereali dall’Ucraina”. Kiev garantisce all’Italia il 13% del mais importato per l’alimentazione degli animali (pari a 785 milioni di chili) e il 3% delle importazioni di grano tenero per la panificazione (122 milioni di chili).

Le conseguenze indirette della guerra sul mercato del cibo

Prezzi

Ma, al di là dei rapporti commerciali diretti, la guerra produce anche una serie di conseguenze indirette sul mercato dell’alimentazione, a cominciare dall’aumento dei prezzi: il caos negli scambi fa salire le quotazioni in tutto il mondo, danneggiando anche i Paesi che, come l’Italia, non hanno relazioni significative con la Russia sul fronte alimentare. Da inizio anno il prezzo del grano è salito del 65% e quello del mais del 32%.

Trasporti

Inoltre, sul commercio internazionale di beni alimentari pesa molto il blocco dei porti del mar Nero, dove transitano carichi che ogni anno sfamano 400 milioni di persone in tutto il mondo.

Coldiretti: bene il via libera Ue alle coltivazioni aggiuntive

“In questo contesto – commenta Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – è importante il via libera dell’Unione Europea alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno. L’obiettivo è una produzione aggiuntiva pari a circa 15 milioni di quintali fra mais per gli allevamenti, grano duro per la pasta e grano tenero per la panificazione”.

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