Grandi opere, finalmente si parte. Nel Def approvato dal Governo, che porterà il Pil al +4,5% e il debito pubblico oltre il 158% del Pil (mai così alto da 100 anni), è previsto un ulteriore scostamento di bilancio di 40 miliardi, che oltre ad essere usato per i sostegni alle imprese servirà a sostenere lo sviluppo. Parte di questi soldi andranno a sbloccare lavori sulle infrastrutture per un valore complessivo di 66 miliardi: il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Enrico Giovannini ha scelto i commissari nel Dpcm già passato al vaglio del Parlamento. Sono loro che, superando le abituali procedure burocratiche, accelereranno la realizzazione delle opere considerate prioritarie. I soldi ora ci sono. Si tratta di 58 opere: 14 infrastrutture stradali (10,9 miliardi), 16 ferroviarie (46,2 miliardi), 12 idriche, 3 portuali (1,7 miliardi), 12 interventi di pubblica sicurezza (mezzo miliardo in tutto), oltre alla linea C della metropolitana di Roma che da sola incide per 5,8 miliardi e che sarà affidata all’ex Ad di Rfi Maurizio Gentile. I commissari scelti, che si suddivideranno i compiti, sono Massimo Simonini, Ad di Anas, Raffaele Celia, responsabile Area Centro sempre di Anas, Vincenzo Marzi di Anas Puglia e Ilaria Coppa, per la parte stradale.
Sulle ferrovie invece le personalità indicate da Giovannini sono Vincenzo Macello, responsabile investimenti di Rfi, e poi l’Ad stessa di Rfi Vera Fiorani, con Paola Firmi, Mariano Cocchetti e Roberto Pagone, tutti del gruppo che gestisce la rete a rotaie italiana. I lavori vanno da Nord a Sud, nessuno sarà lasciato indietro: troppo lungo citarli tutti ma tra i più costosi e rilevanti ci sono il collegamento stradale Tirreno-Adriatico da Grosseto a Fano, la Ragusa-Catania, la riqualificazione della statale Salaria, l’alta velocità Brescia-Verona-Padova, le ferrovie Venezia-Trieste, Genova-Ventimiglia, Salerno-Reggio Calabria, Napoli-Bari, Palermo-Catania-Messina, e il potenziamento dell’anello ferroviario di Roma. Una seconda tranche di opere da sbloccare sarà indicata in un secondo momento, inserendo alcuni progetti nel Recovery Plan, che verrà presentato entro fine mese alla commissione europea. Dai fondi europei dovrebbero essere tirati fuori, per le grandi opere, ulteriori 50 miliardi, con un occhio di riguardo per il Sud.
Il potere assegnato ai commissari, nell’ottica di procedere velocemente, è molto ampio: non solo avranno tutte le (abbondanti) risorse necessarie, ma nelle intenzioni del Ministero potranno anche derogare alla legge in materia di contratti pubblici e per operare basterà loro solo un primo via libera dalle Regioni interessate, senza poi doversi sottoporre alle successive trafile di autorizzazioni specifiche, nulla osta, con la sola esclusione relativa ai beni tutelati. Un “modello Genova” che si spera possa dare frutti analoghi a quelli prodotti dalla ricostruzione del Ponte sul Polcevera, dopo tante false partenze. Una seconda lista di opere è attesa a breve. Intanto il ministero sta lavorando alla lista di quelle da inserire nel Recovery Plan da presentare entro fine aprile alla Commissione europea.