La mostra “L’Amato di Iside. Nerone, la Domus aurea e l’Egitto” ci introduce nella storia della Roma antica, in particolare il legame tra Roma e l’Egitto nel I sec. d.C. attraverso la figura di un imperatore, Nerone, che con l’Oriente e l’Egitto instaurò, fin dalla giovane età, un rapporto particolare. Ed è proprio la Domus Aurea, la “Casa d’Oro” la protagonista.
Come nasce la mostra:
L’idea è frutto dalle recenti scoperte rinvenute dai lavori di restauro che hanno rinvenuto un decorazione con riferimenti egiziani legati al culto isiaco nel Grande Criptoportico del palazzo neroniano che caratterizzò la diffusione dell’idea di “Egitto” nell’immaginario collettivo dei Romani del I sec. d.C. La mostra è stata ideata e organizzata dal Parco archeologico del Colosseo con la curatela di Alfonsina Russo, Francesca Guarneri, Stefano Borghini e Massimiliana Pozzi. È stata inaugurata il 22 giugno ed è visitabile alla Domus aurea a Roma.
Grandi mostre: perché Nerone è l'”Amato di Iside”
Il titolo “Amato di Iside” riprende una definizione usata dallo stesso come testimonia l’iscrizione nel tempio di Dendera, in Egitto; qui l’imperatore, oltre che “Autokrator Neron”, è infatti detto “Re dell’Alto e Basso Egitto, Signore delle Due Terre, Sovrano dei Sovrani, scelto di Ptah, amato di Iside”.
“La mostra ‘L’Amato di Iside’ alla Domus Aurea, raccogliendo decine di preziosi reperti legati alla cultura egizia provenienti dai maggiori musei italiani, ha il merito di valorizzare ancor di più un sito straordinario, che non smette di regalare scoperte anche grazie alla costante attività di indagine e restauro svolto dai tecnici del Parco archeologico del Colosseo”, ha commentato il ministro della Cultura Sangiuliano nel presentare la mostra organizzata dal Parco archeologico del Colosseo.
“La mostra vuole soprattutto sottolineare l’impegno del Parco del Colosseo nei confronti del proprio pubblico, posto al centro di tutti i programmi e attività: quello di far ritornare all’antico splendore alcuni ambienti del palazzo neroniano attraverso l’attento e accurato restauro delle preziose pareti dipinte e con rinnovati e coinvolgenti progetti culturali”, è la presentazione di Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo.
Il percorso espositivo
La mostra presenta due grandi sezioni: “L’Egitto di Nerone” e “L’Egitto a Roma”.
La prima sezione racconta il significato dell’Egitto nella formazione e nella vita di Nerone e la sua presenza nel paese attraverso l’analisi delle dediche e delle costruzioni realizzate dall’imperatore. Un ruolo importante vede Alessandria e il suo impianto urbanistico: il palazzo dei Tolomei fu infatti un modello importante nella progettazione della Domus Aurea da parte degli architetti “magistri e machinatores”, Severo e Celere, tra il 64 e il 68 d.C.
In mostra accanto al multimediale su Alessandria troviamo opere di grande importanza come la statua monumentale di Tutmosi I (dal Museo Egizio di Torino), il busto del faraone Amasi (Museo Archeologico Nazionale di Firenze) e la statua raffigurante probabilmente Nerone come faraone insieme ad una piccola figura femminile con attributi isiaci (Museo Nazionale Romano).
Nerone, l’Egitto e l’oro del Nilo
In mostra la spedizione in certe zone con grandi carovane per trovare le sorgenti del Nilo nelle province sahariane che si affacciavano sul Mediterraneo alla ricerca di materiali preziosi, come l’oro, ed essenze raffinate usate per profumi e unguenti.
L’oro viene quindi rappresentato attraverso i gioielli provenienti da Pompei (tra cui l’armilla a forma di serpente con due teste che reggono un disco decorato con il busto di Selene dalla Casa del Bracciale d’Oro e la collana con pendente a forma di crescente lunare e chiusura con smeraldo grezzo dai Praedia di Iulia Felix), mentre le essenze usate per profumi e unguenti sono richiamate dall’esposizione dell’intero corredo di oggetti da toletta femminile proveniente dalla Casa di Lucius Caelius Ianuarius.
La seconda sezione. In mostra, i frammenti appartenenti a statue di Iside, di Horus in sembianze di falco e di Arpocrate, ritrovati nel Tevere (Staatliches Museum Ägyptischer Kunst di Monaco) e probabilmente collegati alla distruzione dell’Iseo Campense da parte di Tiberio, dialogano con la statua di Domiziano (Museo provinciale del Sannio di Benevento).
La Dea Iside e la mostra su Roma e l’Egitto
Al centro è Iside, la dea dai mille volti, una figura divina complessa e poliedrica, ben riflessa dalla definizione data da un devoto “Tu, una quae es(t) omnia” (CIL X 3800, Capua, III secolo d.C.).
Per raccontare la ritualità legata alla dea si parte dagli officianti (testa di sacerdote e il rilievo dei Rabirii dal Museo Nazionale Romano) per arrivare agli oggetti del culto come i sistri e le situle letti attraverso le immagini di rituali isiaci presenti nei bicchieri in argento provenienti dalla Palestra Grande di Pompei ed ora conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La capacità di Iside di liberare dalla schiavitù, di restituire la vita o di garantirne una migliore ne assicurarono la diffusione del culto tra tutti gli strati sociali, legandola anche alla magia.
In mostra vengono quindi esposti amuleti provenienti dall’Egitto accanto ad un contesto eccezionale come è quello degli amuleti della Casa del Giardino di Pompei, il cosiddetto “Tesoro della Fattucchiera”, composto da vaghi di collana, ornamenti (in faïence, bronzo, osso e ambra), gemme incise con figure umane ed animali, insieme ad amuleti, conchiglie e oggetti legati alla toletta femminile come lo specchio.
L’esposizione nel suo complesso si caratterizza anche per la presenza di installazioni multimediali che arricchiscono il percorso e forniscono suggestioni al racconto, permettendo in alcuni casi, come per i templi di File e di Dendera, di fruire di luoghi lontani attraverso la ricostruzione 3D, offrendo un’esperienza immersiva.
Cuore di questo evento è il Grande Criptoportico, un corridoio di servizio, lungo circa 60 m, che collegava i due cortili esterni pentagonali e permetteva di raggiungere velocemente gli ambienti di rappresentanza più importanti del palazzo neroniano: la Sala della Volta Dorata e la Sala Ottagonale. Il Grande Criptoportico rimarrà visitabile anche dopo la fine della mostra.
La mostra raccoglie oltre 150 opere e vede la collaborazione di numerosi musei ed enti prestatori: Museo Egizio di Torino, Civico Museo Archeologico di Milano, Musei Civici di Como (Museo Civico Archeologico “P. Giovio”), Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, Museo Nazionale Romano, Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali (Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Museo di Scultura Antica “G. Barracco”), Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Parco archeologico di Pompei, Parco archeologico dei Campi Flegrei, Museo provinciale del Sannio di Benevento, Staatliches Museum Ägyptischer Kunst di Monaco.