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Grandi manovre sul petrolio, le banche rialzano la testa

L’accordo sul petrolio tra Arabia Saudita e Russia non scalda le Borse. Ma, dopo le peripezie d’inizio anno, i mercati finanziari sembrano comunque intenzionati a voltar pagina, sfruttando le opportunità provocate dal crollo dei listini. L’alluvione di vendite ha ingrossato la liquidità delle grandi case di investimento, ai massimi dal 2001, “un segnale eloquente della volontà di acquisto dei mercati”, si legge in un report di Merril Lynch.

Wall Street, dopo la pausa del President Day, è così partita al rialzo: S&P +1,7%, Dow Jones +1,4%. Meglio di tutti il Nasdaq (+2,3%). Da segnalare il balzo di Groupon (+41,2%) dopo la notizia dell’acquisto di una quota da parte di Alibaba. In forte evidenza anche i titoli finanziari e i beni di consumo.

RIFLETTORI SULLE MINUTE FED. LO YEN FORTE GELA TOKYO

Solo una fiammata? Ancora una volta le Borse dipendono dall’atteggiamento delle banche centrali. Stasera i verbali dell’ultima seduta della Fed permetteranno di capire l’orientamento dei banchieri sui tassi dopo i tracolli delle Borse di inizio anno. Eric Rosenberg, presidente della Fed di Boston, ha già anticipato che non sono in vista nuovi aumenti.

Incerti i listini asiatici. Le Borse cinesi hanno aperto con modesti guadagni (+0,6% Shanghai) condizionati dal nuovo, seppur limitato, ribasso dello yuan (-0,16%). La frenata della moneta cinese ha provocato la contemporanea ascesa dello yen e la flessione della Borsa di Tokyo (-2,2%). In attesa di eventuali intese al G20 di Shanghai i mercati asiatici sono dominati dal duello tra le due monete.

OGGI A TEHERAN LA MISSIONE DELL’OPEC

Grande attenzione ma ancor più scetticismo sugli sviluppi della diplomazia del petrolio. E’ già in corso il confronto a Teheran tra Iran, Iraq e Venezuela, incaricata dall’Opec della missione impossibile. St tratta di convincere l’Iran, che ha appena avviato la ripresa dell’export dopo le sanzioni, a non aumentare la produzione dietro la garanzia di poter disporre in futuro, in un mercato più stabile, di quote maggiori. E’ assai improbabile che la repubblica degli ayatollah accetti. Dopo la fiammata di ieri mattina le quotazioni si sono assestate su livelli più bassi (Brent a 32 dollari -3,6%, Wti poco sopra i 29 dollari) in attesa di novità. Ma la nota positiva è che, dopo più di un anno di gelo, i produttori hanno ripreso la strada della trattativa.

LE BORSE UE PROVANO A RIPARTIRE

Ottimiste con prudenza in apertura anche le Borse europee. I futures segnalano partenza con il segno più a Londra (+34 punti), Francoforte (+50 pb) e Parigi (+22). Dopo due giornate consecutive di forte recupero, i listini del Vecchio Continente sono tornati a scendere, anche se con cali contenuti.

La seduta di Piazza Affari è stata caratterizzata da una forte volatilità con frequenti saliscendi. In chiusura l’indice FtseMib ha segnato un ribasso dello 0,4%. La Borsa di Parigi ha perso lo 0,1%. Francoforte – 0,7% dopo il dato negativo dello Zew nettamente al di sotto delle attese.

Contrastato il reddito fisso. Oggi l’attenzione sarà concentrata sull’asta del Bund decennale tedesco, a caccia di nuovi record al ribasso e sull’offerta a breve dei titoli portoghesi, già sotto tiro della speculazione la scorsa settimana.

TELECOM FANALINO DI CODA DELLE TLC EUROPEE

Su Piazza Affari ha pesato la forte discesa di Telecom Italia (-6,4%) dopo l’annuncio dei conti che hanno deluso gli analisti. L’esercizio si è chiuso con un Ebitda in calo a 7 miliardi di euro, inferiore alle stime del mercato che si aspettava 7,5 miliardi. Utile netto a 150 milioni. Debito netto a 27,3 miliardi. Sui risultati hanno pesati oneri straordinari per ristrutturazione pari a 1,1 miliardi di euro.

L’ex incumbent italiano è il peggior titolo telefonico europeo da inizio 2016 con una perdita del 30%, che si confronta con il -10% registrato dall’Eurostoxx Tlc. Stephane Richard, pdg di Orange, ha sottolineato ieri che l’ex France Telecom (utili triplicati nell’esercizio 2015) non ha in cantiere alcun piano di fusione con Telecom Italia. Richard ha aggiunto che Orange non ha alcun contatto con Vivendi né con Xavier Niel, fondatore di Iliad, sull’operatore italiano.

LE BANCHE NON FANNO PIU’ PAURA: MPS SUPERSTAR

Dopo la burrasca, migliorano i giudizi sulle prospettive delle banche italiane. Il risultato è un mini rally scattato a metà giornata: l’indice del comparto è salito dello 0,4%, meglio dell’ Eurostoxx Banks(-0,5%) che è comunque rimbalzato di oltre 3 punti dai minimi. Al cambio di rotta ha senz’altro contribuito l’intervento di Mario Draghi al Parlamento europeo di lunedì, esplicito nel sottolineare che i governatori delle banche centrali e i responsabili della vigilanza si sono impegnati a non aumentare in maniera significativa i requisiti di capitale richiesti ai singoli istituti. In questa cornice, gli analisti di Barclays giudicano eccessiva la sottoperformance accumulata dal settore dall’inizio del 2016: -25% contro -13% dell’indice Eurostoxx globale.

Ancor più influente il giudizio positivo di Moody’s sulle riforme italiane. Il piano del governo sulle sofferenze bancarie, sottolinea l’agenzia, permetterà alle banche di utilizzare le garanzie per fare pulizia nei bilanci e aumentare l’erogazione di credito. “Nell’ipotesi che le banche siano in grado di disfarsi delle sofferenze senza una significativa erosione del capitale – si legge in una nota – il risultato sarà positivo, perché le banche saranno meglio protette in situazioni di stress”.

Ad approfittare dell’improvvisa benevolenza è stata Montepaschi, che con il rush nel finale ha chiuso in rialzo del 12%, a 0,5630 euro: il titolo era partito in netto calo facendo segnare un minimo a 0,4697 euro. Da inizio gennaio il titolo accusa ancora una perdita del 55%.

Rilevanti anche i guadagni del Banco Popolare (+3,4%), Ubi (+5%), Pop.Milano (+4,3%) e Pop. Emilia (+4,8%). In evidenza tra i titoli minori anche Banca Intermobiliare (+8%), che, secondo indiscrezioni, potrebbe venire acquistata da Fideuram, società del gruppo Intesa.

Fra le assicurazioni, Generali segna in chiusura +0,3%, UnipolSai arretra dell’1,2%. Azimut cala del 2,8%.

VENDUTI TUTTI I DIRITTI SAIPEM. ENEL, PER CITIGROUP E’ SELL

Deboli i petroliferi al termine di una giornata scandita dalle evoluzioni del greggio. Brilla Saipem (+1,9%): sono stati venduti in due soli giorni tutti i diritti inoptati. Eni è scesa dello 0,7%, Tenaris -3%. Deboli le utilities: Enel scende dello 0,6%. Citigroup ha riavviato la copertura sul titolo con raccomandazione Sell e target price a 3,0 euro.

A2A ha perso l’1,5%. Norges Bank ha ridotto la sua partecipazione nel capitale del gruppo dal precedente 2,162% del 14 gennaio, all’1,983%.

TRA GLI INDUSTRIALI BRILLA SOLO IMA

Prevalgono le vendite anche tra gli industriali. Finmeccanica scivola dell’1%. Atr ha comunicato di aver ricevuto un ordine da 130 milioni di dollari dalla compagnia di Singapore, Lessor Aviation. Con questa commessa, il portafoglio ordini della società sale a 35 aerei.

Sono finite in ribasso anche StM (-1%) e Prysmian (-0,8%). Bene Ima (+4,64%): gli analisti hanno apprezzato il portafoglio ordini salito a salito a 649,9 milioni (+23,6%).

Nel settore Automotive Fiat Chrysler è scesa dell’1,5%, nonostante il buon dato sulle vendite in Europa a gennaio, che segnalano per la casa italiana una crescita del 14,6%, a fronte di un incremento del mercato del 6,3%.

Cnh Industrial ha perso l’1,9%, Exor +0,4%.

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