Granarolo punta al raddoppio entro il 2016 e dopo aver acquistato Lat Bri, terzo produttore italiano di formaggi freschi, guarda già al futuro. Molti i dossier aperti sul tavolo. “Per esempio – dice il presidente Gianpiero Calzolari – ci sono ancora diverse centrali del latte italiane municipali che, dopo questa manovra finanziaria, andranno sul mercato. Quello è un ambito che ci interessa. All’estero invece puntiamo solo su aziende commerciali, perché vogliamo continuare a caratterizzarci come impresa del made in Italy”.
L’obiettivo, soprattutto di questi tempi, è ambizioso, visto che si tratta di passare da 884 milioni di euro di fatturato a 1,6 miliardi in pochi anni. Granarolo però pensa di avere le spalle abbastanza larghe per riuscire nell’impresa “e in autofinanziamento – sottolinea il presidente – una strada possibile dopo il piano di ristrutturazione concluso lo scorso anno”. Per stare sul mercato del resto “occorre una massa critica importante, soprattutto perché viviamo una grave crisi dei consumi e le prospettive sono incerte. Fino ad oggi il nostro prodotto di punta è stato il latte, ora vogliamo crescere, per linee esterne e interne, nel lattiero caseario, nei formaggi freschi in particolare, anche a scapito del latte, che risente molto la concorrenza del private label. L’acquisizione di Lat Bri è un primo passo energico in questa direzione”.
Il fatturato potenziale dell’azienda di formaggi è di 150 milioni di euro che, sommati ai 130 milioni realizzati nel settore da Granarolo, portano in breve tempo al raddoppio di volumi in quest’ambito. Ma Lat Bri è anche la porta d’ingresso in Europa, visto che ha una quota di export del 40%: “L’Europa del Nord non è un’area semplice – osserva Calzolari – ma l’italianità è apprezzata e Lat Bri ha saputo conquistare la fiducia dei consumatori”. Il raggio di azione, per ora, non va oltre il continente, visto che i prodotti freschi hanno una vita abbastanza breve e Granarolo vuole mettere sul mercato qualche novità, ma sempre nel fresco: “Pensiamo a prodotti per i diversi tipi di consumatori, per esempio i formaggi per le persone anziane o per i giovani o per chi ha delle intolleranze alimentari. In modo simile a come abbiamo fatto per il latte”. Per condurre in porto questo piano, nei giorni scorsi l’azienda ha nominato direttore generale Gianpietro Corbetta, in forze già dal 2008.
Nei primi tre mesi del 2011 il gruppo, controllato dalla Granlatte, società cooperativa agricola (77,5%), da Intesa San Paolo (19,8%) e da Cooperlat (2,7%), ha registrato un piccolo incremento dei volumi rispetto allo stesso trimestre 2010 (portandosi a 228,8 milioni di euro +1,9%). Granarolo, fondata nel 1957, conta 1960 dipendenti, 5 stabilimenti produttivi e 7 milioni di ettolitri di latte lavorato. Da anni ha le carte in regola per quotarsi in Borsa, un passaggio che potrebbe essere utile a sostenere la crescita. Un’ipotesi da prendere in considerazione in questi cinque anni? “Non posso escludere niente – risponde Calzolari – ma dipende da tanti fattori e per ora non è all’ordine del giorno”.