VETTEL – VOTO 10
Semplicemente strepitoso. Ha riportato al successo la Ferrari dopo 676 giorni di digiuno (Alonso, Spagna 2013), collezionando la sua vittoria numero 40 (una sola meno di Senna) su 141 gran premi disputati. Bravissimo in prova, ancora di più in gara. Al via non si è fatto sorprendere da Rosberg respingendone l’attacco con cattiveria, ha sfruttato l’ottima strategia del box per accumulare il vantaggio che gli ha poi permesso di gestire il ritorno di Hamilton, battuto senza “se” e senza “ma”, in pista, dove ha fatto vedere di essere il più forte. E poi l’emozionante team radio in italiano appena tagliato il traguardo: “Sì ragazzi! Grazie mille, grazie, grazie, daiiii, forza Ferrari!!!!!”, prima di andare sul podio a mimare con l’indice il gesto del direttore d’orchestra durante l’inno di Mameli.
FERRARI – VOTO 10
Se Vettel ha vinto lo deve anche al suo box, freddo e reattivo nel decidere di lasciarlo in pista quando tutti gli altri si facevano prendere dal panico con la safety car in pista dopo quattro giri. La Ferrari ha mantenuto la calma, è andata contro corrente e ha messo nelle condizioni il suo pilota di fare due soste anziché tre. E poi non dimentichiamo la strepitosa rimonta di Raikkonen, un’impresa possibile solo con una grande macchina. Nel breve spazio di un inverno la Ferrari è passata dal prendere oltre un secondo al giro a vincere un gran premio. E dopo nove anni (Cina 2006), ecco risuonare sul podio l’inno tedesco insieme a quello italiano, ideale passaggio di consegne da Schumacher a Vettel. Ora, però, come ha sottolineato Arrivabene, la parola d’ordine è una sola: “Testa bassa e lavorare sodo”. Farlo così, però, è tutta un’altra cosa.
RAIKKONEN – VOTO 9
Peccato. Poteva essere la domenica perfetta, c’è mancato poco. Il finlandese ha commesso due errori nel weekend: farsi sorprendere nelle prove di sabato fallendo la qualifica al Q3, partire male nel gran premio finendo imbottigliato nel traffico. Poi la sfortuna ci ha messo del suo, con la gomma tagliata dal muso della macchina di Nasr appena superata l’entrata box, cosa che lo ha costretto a fare un intero giro a velocità ridotta. Dopo però si è scatenato, compiendo una rimonta storica, dal 18° al 4° posto, segno di una fame ritrovata e di un feeling totale con la sua Ferrari.
MERCEDES – VOTO 6
Sarebbe ingiusto dare l’insufficienza a chi comunque ha portato due macchine sul podio, ma la tentazione sarebbe quella di punire chi ha peccato di presunzione. Erano convinti di essere troppo forti, di potersi permettere una strategia su tre soste facendo rientrare entrambi i piloti quando è uscita la safety car. Un grave errore che è costato la gara ad Hamilton. Proprio l’inglese (VOTO 7 per la combattività) si è prima lamentato con il box per la scelta della mescola all’ultimo pit-stop, poi ha bacchettato il suo ingegnere che lo stava distraendo (“Hey man, non mi parlare mentre sto facendo le curve!”, gli ha gridato via radio), segno che anche i dominatori vanno in crisi quando sono sotto pressione, come un pugile colpito quando meno se lo aspettava. Doppiamente sconfitto Nico Rosberg (VOTO 5), mai in gara, opaco in prova e surclassato tanto da Vettel quanto da Hamilton.
TORO ROSSO – VOTO 7
La notizia è doppia: battere la casa madre Red Bull e riuscire a fare rendere un motore Renault che sulle macchine di Kvyat e Ricciardo proprio non va. Non solo, perché alla guida delle due vetture di Faenza ci sono Max Verstappen (17 anni) e Carlos Sainz Jr. (20 anni), giovani e irriverenti, talentuosi e cattivi al punto giusto. Hanno battagliato anche tra di loro senza fare guai, e alla fine hanno ottenuto 10 meritatissimi punti (7° Verstappen, 8° Sainz Jr.).
WILLIAMS – VOTO 5
La scuderia inglese doveva essere la seconda forza del campionato dietro le Mercedes, così non è. Bottas è arrivato quinto, Massa sesto, entrambi a oltre un minuto da Vettel. Hanno lottato tra loro negli ultimi giri, un bel duello tra compagni di squadra che alla fine ha premiato il finlandese. Troppo poco.
RED BULL – VOTO 4
Due anni fa dominava, l’anno scorso era la prima alternativa allo strapotere Mercedes. Quest’anno si è infilata in un tunnel buio dal quale sembra difficile riemergere. Kvyat ha concluso nono, Ricciardo decimo, entrambi doppiati da Vettel. E quando il tedesco li ha passati ha chiuso i conti con il suo passato e con una squadra che l’anno scorso non lo ha trattato come meritava. Il contrappasso è amarissimo, con un gap clamoroso da recuperare anche a causa di un motore Renault in grave difficoltà.
MCLAREN – VOTO 2
Lo stesso voto dell’Australia per due motivi: da una parte sono riusciti almeno a partire (a Melbourne Magnussen si era fermato ancor prima del via), dall’altro però entrambe le macchine si sono ritirate, facendo peggio persino della sconosciuta Manor di Merhi, che quanto meno il traguardo lo ha visto. La qualifica è stata da dimenticare (Button 17°, Alonso 18°), la gara ancora peggio. Fa quasi tenerezza sentire Alonso commentare così: “E’ stata una gara positiva, stavamo battagliando con le Red Bull”. Mentre lo dice a pochi metri da lui Sebastian Vettel sul gradino più alto del podio festeggia la vittoria con la Ferrari…