Il Pd va al tappeto al Senato e il Governo traballa pericolosamente. La clamorosa bocciatura del candidato del Pd alla presidenza della Commissione Affari Costituzionali del Senato, snodo fondamentale per la nuova legge elettorale, dopo le dimissioni di Anna Finocchiaro, divenuta ministro del governo Gentiloni, ha aperto una lacerazione nella maggioranza che può incendiare l’intero quadro politico e avvicinare le elezioni anticipate se non sarà ricomposta rapidamente.
Tutto è avvenuto a metà giornata, quando, a scrutinio segreto, la Commissione Affari Costituzionali ha bocciato il candidato Pd alla presidenza, Sergio Pagliari, che ha raccolto solo 11 voti, eleggendo il senatore siciliano Salvatore Torrisi del gruppo del ministro Alfano (Area popolare) che ha avuto 16 voti da una maggioranza milazziana che ha unito Forza Italia, i grillini, gli scissioni bersaniani del Pd e qualche “franco tiratore” della maggioranza.
Il Pd, che rischio di non avere nessuna presidenza della Commissione Affari Costituzionali nelle due Camere non ci sta e grida al tradimento puntando il dito sui bersaniani che replicano sostenendo che il naufragio è frutto delle divisioni nello stesso Pd e della rivolta dei senatori che non volevano la candidatura di Pagliari. Pd e Ap arrivano sull’orlo della clamorosa rottura che viene evitata solo quando scende in campo lo stesso Alfano chiedendo a Torrisi di rinunciare alla presidenza. Ma Torrisi replica: “Figurarsi se mi dimetto: non siamo in Unione Sovietica”. Dura contro replica di Alfano: “Torrisi, se non ti dimetti, sei fuori dal partito”.
Oggi si vedrà se la maggioranza riuscirà a ricomporsi ma i vertici del Pd, si rivolgono al premier Gentiloni e al presidente Mattarella per manifestargli l’insostenibilità della situazione. “Come si fa ad andare avanti così” ha detto l’ex premier Matteo Renzi a Gentiloni e ha lanciato un appello al Capo dello Stato. Di fronte all’aggrovigliarsi della situazione, Renzi ha anche chiesto a chi ha eletto Torrisi di avanzare una proposta di riforma della legge elettorale con l’evidente scopo di mettere in luce come sia difficile trovare una sintesi parlamentare sulla revisione dell’Italicum e sia perciò sempre più arduo tenere in vita il Governo e la legislatura.
L’ex presidente del Consiglio ha tuttavia dichiarato di non voler sentire parlare di crisi e che l’Esecutivo Gentiloni “va sostenuto”.
(Ultimo aggiornamento ore 17.58)