Svolta in Libia. O almeno, l’inizio di una soluzione alla crisi profonda apertasi dopo la caduta di Gheddafi. Sono le 15.45 e uno scrosciante applauso accoglie la firma dell’accordo per il governo di unità nazionale. A firmare, a Skhirat, in Marocco, le delegazioni delle fazioni di Tripoli e Tobruk, i cui rappresentanti si sono abbracciati senza nascondere la propria commozione. Dopo un anno di estenuanti trattative e di stop and go, si è dunque riusciti a fissare un punto fermo.
Proprio questo ha voluto sottolineare il ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni, presente all’evento, che ha ringraziato l’inviato Onu Kobler. “Quello di oggi è un primo passo ed è decisivo. Il futuro della Libia è nelle vostre mani”, ha detto aggiungendo che “l’Italia è pronta a fornire il suo contributo”.
“Oggi è una giornata storica per la Libia”, ha affermato a sua volta l‘inviato speciale Onu, Martin Kobler, parlando a Skhirat. “Tutte le parti hanno fatto delle concessioni mettendo l’interesse del Paese davanti a tutto. La comunità internazionale continuerà il suo appoggio al futuro governo libico”. “Le porte rimangono aperte anche per quelli che oggi non erano presenti” a Skhirat, ha scritto su twitter Kobler. “Il nuovo governo si deve muovere urgentemente per rispondere alle preoccupazioni di coloro che si sentono marginalizzati”.
Secondo alcuni media libici, però, l’intesa è stata sofferta fino all’ultimo, e difficilmente metterà d’accordo tutti, almeno per ora. Prima della cerimonia era stato lo stesso Kobler ad ammettere che “è nella natura di questa intesa che nessuno sia interamente soddisfatto. Il 75% di coloro che hanno partecipato ai negoziati lo è. Ed è un buon inizio”. A Skhirat non sono mancate le contestazioni e secondo quanto ha riferito l’inviata dell’emittente Libya Tv, citata dall’agenzia Agi, alcune proteste hanno preso il via poco dopo l’arrivo di Martin Kobler nella sala della cerimonia. Una parte dei deputati (sono presenti 88 deputati di Tobruk e 22 del Congresso di Tripoli, oltre a diversi sindaci e personalità libiche) ha sostenuto di non poter firmare l’accordo senza che fosse stata completata la lista con i nomi dei vicepremier e dei membri dell’esecutivo di riconciliazione. Rivendicazioni sono arrivate dai deputati del Sud e dall’area della Cirenaica, confermando che il lavoro da compiere per una pace duratura non è ancora concluso.
Tuttavia, la firma di oggi è stata giudicata un importante passo avanti da parte di tutti gli osservatori. Poche ore prima a Roma il premier Matteo Renzi aveva confermato in Senato la rilevanza strategica della Libia per la sicurezza del nostro Paese. “Anche se non risultano minacce incipienti è fondamentale che la Libia sia considerata il perno della politica del Mediterraneo e se c’è un paese in cui l’Italia svolgerà una funzione di rilevante impegno non può che essere la Libia”.