La crisi non c’è ancora, ma è già tempo di fare i conti. Se il governo Letta non dovesse sopravvivere alla decadenza di Berlusconi, le urne potrebbero non essere l’unica soluzione. L’idea del bis è ben presente negli orizzonti dei parlamentari, e Renato Brunetta non ha dubbi: “Succederà certamente”, ha detto ieri il capogruppo Pdl alla Camera, sostenendo che i parlamentari disponibili a cambiare gruppo “sono circa 20, si sanno già anche i nomi. Al Senato, quella che si prospetta è una maggioranza fra Pd, Sel e fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle”.
Brunetta non lo dice, ma potrebbe essere della partita anche un drappello di disertori pidiellini. Non solo: stando alle ultime indiscrezioni filtrate ad Arcore, i senatori in odore di tradimento sarebbero addirittura 16, contro gli otto che potrebbero abbandonare le fila del M5S. Si tratterebbe per lo più dei miracolati alle ultime elezioni, senatori che non credono nelle proprie chance di tornare a Palazzo Madama, anche ammettendo che il partito sia disposto a ricandidarli. Insomma, meglio tradire che perdere la poltrona.
Se davvero lo scenario fosse questo – considerando che alla Camera, grazie al Porcellum, il centrosinistra ha già la maggioranza assoluta – i numeri per il Letta bis sarebbero già acquisiti.
Per l’ok di Palazzo Madama servono almeno 158 voti: sommando i 137 del blocco Pd-Scelta civica ai 24 possibili transfughi e ai quattro ex grillini già traslocati nel Gruppo misto, il risultato fa 165. Abbastanza. Non sarebbe nemmeno necessario il voto dei quattro senatori a vita nominati la settimana scorsa dal Capo dello Stato, che pure non farebbero mancare il proprio appoggio, portando il conteggio totale a 169.
Tutto risolto, quindi? Non proprio. La sorpresa potrebbe arrivare da Scelta civica: “Già fatichiamo a farci valere con Pd e Pdl – ragiona il leader Mario Monti –, con Vendola e Grillo sarebbe ancora più complicato. Trarremmo maggiori benefici a stare fuori”. Non è una questione da poco: se si sottraggono i 16 seggi di Sc, la quota del bis al Senato ripiomba a 153, 5 voti sotto la soglia della maggioranza assoluta.
Il presidente della Repubblica, tuttavia, intende evitare ad ogni costo il ritorno alle urne prima della riforma elettorale, e non pare uno scenario credibile che sia proprio Monti a determinare il fallimento del Quirinale. D’altra parte, se il Presidente della Bocconi volesse davvero sfilarsi, non è detto che tutti i suoi senatori siano disposti a seguirlo.
L’eventuale nuovo governo dovrebbe quindi poggiare su una nutrita schiera di transfughi e proprio per questo è improbabile che sia davvero un Letta bis. Dal Pd fanno sapere che l’attuale Primo ministro non accetterebbe mai di guidare un nuovo Esecutivo retto da una maggioranza così incerta. Il nome più accreditato per questo ruolo è quello di Piero Grasso, oggi presidente del Senato, che potrebbe organizzare una squadra a mandato ridotto. Riforma elettorale e legge di stabilità, questi i due obiettivi del possibile governo infarcito di disertori.