Il governo Meloni ha recentemente annunciato una serie di misure fiscali, tra cui il taglio del cuneo e dell’Irpef. Le misure sono, però, temporanee e avranno validità solo per il 2024.
L’Italia resterà così con un’incognita fiscale e un’ipoteca da 15 miliardi di euro all’anno, un problema per il futuro del governo Meloni e per i prossimi esecutivi. Se non verranno rifinanziate le due misure, si arriverà a una diminuzione dei salari per milioni di lavoratori e contribuenti a partire dall’anno successivo.
II pericolo è quello di ricadere nelle clausole di salvaguardia, come avvenuto per un decennio, tra cui il governo Berlusconi nel 2011, quando queste clausole hanno portato ad aumenti dell’IVA e, di conseguenza, a un aumento delle tasse.
L’ipoteca e gli ostacoli del governo
L’ipoteca da 15 miliardi di euro all’anno è il risultato di due ostacoli principali: la difficoltà nel trovare coperture finanziarie stabili e la necessità di mantenere bassi i livelli di deficit e debito a partire dal 2025. Ecco così le misure finanziate in modo temporaneo. Il governo ha ottenuto l’autorizzazione del Parlamento per un deficit di 15,7 miliardi di euro per l’anno successivo ma sta cercando con urgenza coperture aggiuntive di almeno 7-10 miliardi di euro per bilanciare la manovra.
l governo sta lottando nel trovare coperture finanziarie permanenti a causa della forte impopolarità del taglio della spesa pubblica. Anche l’obiettivo di ridurre di un miliardo i bonus fiscali, come annunciato dal viceministro all’Economia Maurizio Leo, sembra essere stato un insuccesso.
Anche l’impegno vago di realizzare privatizzazioni per un punto di PIL in tre anni è oggetto di notevole scetticismo da parte di istituzioni come Bankitalia, la Corte dei Conti e l’Ufficio parlamentare di bilancio.
La natura dell’ipoteca
Le misure non saranno in grado di garantire risorse finanziarie strutturali, necessarie per stabilizzare in modo permanente la decontribuzione a beneficio di 13,8 milioni di lavoratori sia pubblici che privati e per ampliare il primo scaglione dell’IRPEF del 23% dai 15.000 ai 23.000 euro di reddito, a vantaggio di tutti i contribuenti, compresi autonomi e pensionati.
Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha confermato e sostenuto la natura di questa “ipoteca” durante un’audizione parlamentare sulla Nadef, il documento fondamentale per la pianificazione delle finanze pubbliche: “Sono fiero di aver messo un’ipoteca a favore dei lavoratori, così tutti i governi dovranno trovare risorse per mettere qualcosa in tasca ai redditi bassi colpiti dalla perdita di potere d’acquisto”. Il Ministro, però, parlava del taglio al cuneo (quello coperto dai soldi pubblici) e non di quello all’Irpef. Qualcosa però è cambiato negli ultimi giorni.
Giorgetti: “Irpef primo passo verso Flat Tax”
Durante un incontro con sindacati e imprese a Palazzo Chigi venerdì sera, Giorgetti ha descritto l’operazione Irpef come il “primo passo verso la flat tax per tutti”, un concetto ribadito, anche, dal viceministro Leo. Un modo per spiegare e garantire i 4 miliardi di euro di taglio dell’Irpef per l’anno prossimo. Ma il futuro resta incerto. Incertezza simile a quanto accade per il taglio del cuneo di 11 miliardi, che verrà prorogato per un ulteriore anno.
Le due misure insieme forniscono un beneficio medio massimo di 117 euro al mese, e rimuoverle dall’inizio del 2025 sarebbe non solo impopolare ma anche dannoso.
Il monito di Bankitalia
Nel corso di un’audizione sulla Nadef, Bankitalia, ha invitato alla massima prudenza in politica di bilancio altrimenti “si potrebbero acuire le incertezze”. “A fronte di nuovi oneri di natura permanente o di difficile rimozione è sempre opportuno individuare coperture certe, di entità adeguata e con natura altrettanto permanente”. Raccomandazioni che sembrano essere state ignorate da Palazzo Chigi, rendendo annuale anche il taglio dell’Irpef.