Pedro Sanchez alla resa dei conti. Dopo la prevista bocciatura ricevuta nell’ambito del primo voto di fiducia, martedì il premier incaricato tornerà in Parlamento per la seconda e decisiva votazione.
Il 5 gennaio Sanchez aveva bisogno della maggioranza assoluta (176 voti a favore su 350), ma ha ottenuto 166 Sì, 165 no e 18 astenuti. Domani, 7 gennaio, sarà sufficiente la maggioranza semplice (più si che no). Stando ai numeri il leader del Psoe dovrebbe avere la tanto agognata investitura che gli permetterà di tornare alla Moncloa e porterà alla formazione del primo governo di coalizione del Paese, insieme a Podemos e ai nazionalisti baschi del Pnv. Calcolatrice alla mano i tre partiti arrivano a 162 seggi (120 Psoe, 25 Podemos, 7 Pnv).
Decisiva sarà dunque l’astensione dei 13 deputati indipendentisti catalani di Esquerra Republicana (ERC) – gli stessi che solo 10 mesi fa hanno fatto cadere il suo Governo – con i quali Sanchez ha stretto un accordo che prevede, tra le altre cose, l’istituzione entro cinque giorni dal suo insediamento di un tavolo di negoziazione “sul conflitto politico in Catalogna tra il governo centrale e la Generalitat”, compresa la possibilità di sottoporre le eventuali conclusioni a un referendum. Concessioni importanti dunque, arrivate dopo l’intransigenza mostrata dal premier incaricato in campagna elettorale.
Se tutto andrà come previsto la Spagna avrà un nuovo Governo dopo mesi di stallo, ma soprattutto dopo quattro elezioni anticipate in quattro anni.