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Governo Pd-M5S, meglio le elezioni che un’alleanza farlocca

ll voto determinante dei Cinque Stelle a favore della nuova presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il Russiagate in cui è rimasto impigliato – con impressionante dilettantismo – il leader leghista Matteo Salvini fanno visibilmente sognare l’ala tradizionalista del Pd, che va da Zingaretti a Gentiloni, da Orlando e Zanda a Franceschini e che, non sapendo bene come uscire dall’angolo in un sistema proporzionale, sogna sotto traccia un’alleanza o addirittura un governo con M5S.

Le smentite di facciata dell’una e dell’altra parte lasciano il tempo che trovano ma gli indizi, come segnala anche Il Foglio, sono molti e non ultimo l’editoriale del fondatore de La Repubblica, Eugenio Scalfari che riabilita politicamente il premier Giuseppe Conte e invita il Pd a tenerlo in considerazione per l’immediato futuro.

Prima del voto nel Parlamento Europeo a favore della Von der Leyen e prima ancora della comune richiesta al vicepremier Salvini di spiegare alle Camere l’intrigo russo con tanto di proposta di Commissione parlamentare d’inchiesta sui finanziamenti ai partiti, le “convergenze parallele” tra Pd e Cinque Stelle si erano già manifestate in occasione della risoluzione anti-Foa sulla Rai e in una serie di occasioni minori. “Tutti gli indizi – nota ancora Il Foglio – portano a un dialogo” non tanto per profonda convinzione ma “per inerzia o mancanza di idee”.

Del resto, Salvini spiega ai suoi la riluttanza a mandare i Cinque Stelle a quel Paese e ad aprire la strada alla crisi di Governo proprio con il timore che, a quel punto, il Movimento di Luigi Di Maio e il Pd potrebbero trovare un accordo di governo. Un’ipotesi, ammesso e non concesso che in Parlamento ci siano davvero i numeri per un Governo M5S-Pd, che eviterebbe le elezioni anticipate che terrorizzano i Cinque Stelle e che potrebbe indurre il Pd a guida Zingaretti a dimostrare – soprattutto a Matteo Renzi e ai suoi, da sempre contrari a ogni alleanza con i Cinque Stelle – di essere tornati protagonisti.

Ma si tratterebbe di un sogno di mezza estate che finisce all’alba e di un’illusione catastrofica. Non solo perché Salvini – se non verrà impallinato da Moscopoli – scatenerebbe la canea contro l’alleanza Pd-Cinque Stelle puntando a fare il pieno alle elezioni ma soprattutto perché non si capisce su quali basi politiche e programmatiche potrebbe mai nascere uno strampalato Governo Pd-M5S che tarperebbe sul nascere le ali a ogni serio progetto di reale alternativa democratica ai sovranisti di tutte le razze.

Qualunque tema è valido per fare da cartina di tornasole. Basta scegliere. Ma prendiamone due solo per fare qualche esempio: le riforme istituzionali e la politica economica. I grillini, che hanno duramente contrastato nel referendum di due anni fa l’unico progetto di riforma costituzionale giunto in 70 anni alle soglie del traguardo, non hanno mai nascosto il loro fastidio per la democrazia rappresentativa e non per caso si battono in Parlamento per un uso subdolo dei referendum popolari e per la riduzione dei parlamentari che concentrerebbe il potere politico in ristrette oligarchie di partito. Il Pd c’entra qualcosa con questa deriva anti-democratica?

Ma poi c’è la politica economica che i Cinque Stelle non hanno mai declinato in termini di sviluppo ma solo in chiave assistenziale come il Reddito di Cittadinanza testimonia in abbondanza. Nelle sue infinite giravolte – che lo rendono del tutto inaffidabile sia sulla sull’Ilva che sulla Tav e sulla Tap – il vicepremier Luigi Di Maio ha cancellato la sua pregiudiziale anti-Atlantia (non era un’azienda “decotta”?) per rilanciare il suo traballante salvataggio di Alitalia ma mettendo subito le mani avanti: il personale della compagnia aerea non si tocca. Tanto pagano i contribuenti, sia attraverso le Fs che attraverso il Mef che assumeranno il controllo dell’Alitalia. E’ questa la politica di innovazione e sviluppo a cui pensa il Pd? Auguri, ma se così fosse non si vede quale tornaconto politico ed elettorale potrebbe mai avere il partito di Zingaretti da un abbraccio mortale con i Cinque Stelle. E soprattutto non si vede quale vantaggio avrebbe l’Italia da un pastrocchio Pd-MS5.

Cacciare al più presto Salvini e la Lega dal Governo e chiudere l’infausta stagione sovranista è certamente il sogno sacrosanto di tutti i democratici italiani, ma non è con le scorciatoie farlocche che si costruisce un’alternativa riformista ed europeista che deve ancora trovare un’identità di contenuti, di valori e di programmi su cui il Pd è in spaventoso ritardo.

Un argomento che i sostenitori dell’alleanza di Governo Pd-M5S usano spesso è che le elezioni anticipate porterebbero a un nuovo Parlamento in cui la Lega sarebbe determinante per imporre il futuro Presidente della Repubblica. Ma è un argomento capzioso, perché, al di là dei primi sondaggi che arrivano troppo presto per essere attendibili, è da vedere quale sia il reale effetto elettorale del Russiagate e delle bugie di Salvini sulla Lega e non sta scritto da nessuna parte che l’immagine del vicepremier ne esca indenne. Anzi.

Naturalmente nulla vieta – e sarebbe anzi ora che avvenisse – che il Pd incalzi l’attuale maggioranza allargandone le contraddizioni e che su singoli punti dialoghi anche con i Cinque Stelle, ma piuttosto che i pasticci sempre meglio le elezioni anticipate. Quirinale permettendo.

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