Dopo la bocciatura dell’articolo 1 della legge di bilancio Berlusconi chiederà la fiducia alla Camera sulle sue dichiarazioni programmatiche tra oggi e domani. Queste le intenzioni manifestate al vertice notturno a palazzo Grazioli dello stato maggiore della maggioranza. E il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ieri è stato accolto da applausi (“Salvaci tu!”) davanti alla Camera, dove stava recandosi per la presentazione di un libro di Gaetano Martino, segue “con vigile attenzione” gli sviluppi di quella che comunque è una crisi politica di fatto. Stamani Napolitano si è rivolto all’Esecutivo tornando a chiedere garanzie sulla governabilità del Paese.
Non mancano, del resto, ostacoli alla strategia di Berlusconi. Prima di tutto perchè questa mattina si riunirà la Giunta per il regolamento di Montecitorio (nella quale è in maggioranza l’opposizione), che dovrà stabilire se e come si può ovviare al grave problema istituzionale che si è aperto con il voto di ieri su un atto addirittura previsto in Costituzione. Poi perchè sembra davvero poco praticabile una fiducia “fai da te”. Vale a dire senza un passaggio formale per il Quirinale, che sinora Berlusconi e la maggioranza hanno cercato di driblare.
Al Quirinale guardano anche le opposizioni. Tutte. A cominciare da Casini, per il quale “le dimissioni di Tremonti e Berlusconi sono ormai inevitabili”. Diretto l’invito di Di Pietro a Napolitano, affinché apra le consultazioni, mentre Bersani, invocando anche lui le dimissioni, contesta la teoria del governo per la quale quello di ieri, pur nella sua gravità, sarebbe solo un incidente tecnico.
E’ questa infatti la parola d’ordine della maggioranza a cominciare dal leader della Lega Umberto Bossi per il quale “Berlusconi non cade”, ma non si sa fino quando. Del resto anche la strada della fiducia su dichiarazioni politiche del premier incontra significativi ostacoli nei numerosi gruppetti di scontenti: Pisanu, Scajola, Alemanno, Formigoni e ora anche i responsabili, preoccupati che Berlusconi alla fine, per accontentare i suoi, sacrifichi i loro. E ieri, oltre a Bossi, Tremonti e Scajola, anche Scilipoti era tra gli assenti al voto.
Ma è soprattutto un’altra la questione. Ammesso che il Governo sia in grado di racimolare, con vari e spregiudicati mezzi, la fiducia, alla Camera è poi in grado di governare? Perché finora Berlusconi di fiducie ne ha raccolte a iosa, ma poi non è stato in grado di fare i più significativi atti di governo: non ha indicato il Governatore per la Banca d’Italia e non ha ancora varato il decreto sviluppo che l’Europa ci chiede con sempre maggiore insistenza. Fino alla bocciatura di ieri sul bilancio. A proposito della quale esiste anche il precedente del 1988, quando Goria, battuto su un emendamento al bilancio, si recò subito a dimettersi al Quirinale. Cosa che finora Berlusconi sembra davvero non voler fare.