Mentre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, era in viaggio verso il Canada per il G7, il Consiglio dei ministri – presieduto dal vicepremier, Matteo Salvini – ha deciso di esercitare la golden power su Retelit. In questa vicenda il neopremier opera in conflitto d’interessi, dal momento che fino a pochi giorni fa operava come consulente legale del finanziere Raffaele Mincione.
Nel dettaglio, l’esecutivo ha stabilito di “esercitare i poteri speciali con riferimento alla modifica della governance di Retelit derivante dall’assemblea dei soci del 27 aprile 2018, mediante l’imposizione di prescrizioni e condizioni volte a salvaguardare le attività strategiche della società nel settore delle comunicazioni”.
Nell’assemblea del 27 aprile è stato nominato il nuovo Cda del gruppo tlc, con la conferma dei precedenti vertici: la lista che ha conquistato la maggioranza dei voti, battendo la Fiber 4.0 (cordata guidata dal finanziere Raffaele Mincione), era sostenuta dai libici di Bousval (Lybian Post Telecommunications) e dai tedeschi di Axxion, sotto il coordinamento di Shareholder Value Management (Svm).
Come ricostruito dall’agenzia Radiocor, proprio il premier Giuseppe Conte, meno di un mese fa (lo scorso 14 maggio), nell’esercizio della propria professione di avvocato aveva formulato un parere per la Fiber 4.0 sull’assunzione del controllo dei libici nell’assemblea del 27 aprile e sull’eventuale violazione degli obblighi stabiliti in materia di golden power.
La conclusione? Perlomeno alla data dell’assemblea i libici avrebbero dovuto notificare, come previsto dalla disciplina della golden power, l’assunzione del controllo di Retelit poiché quest’ultima detiene asset strategici. Per questo, sempre secondo Conte, la delibera assembleare e le successive delibere del cda neo-eletto sono da considerarsi nulle.
Il titolo in Borsa di Retelit precipita del 4,2%, a 1,585 euro.