Nel 2025 partendo da una stima del 3,8% del Pil per l’anno in corso (più bassa del 4,3% stimato lo scorso aprile), il Governo si pone l’obiettivo di portare il rapporto deficit/Pil al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026. Ciò consentirà di uscire dalla procedura per deficit eccessivo. Lo fa sapere il ministero dell’Economia al termine del Consiglio dei ministri nel corso del quale il ministro Giancarlo Giorgetti ha illustrato il Piano strutturale di bilancio aggiornato dopo le cifre Istat sui conti pubblici.
I tassi di crescita della spesa primaria netta previsti, che nell’arco dei 7 anni avranno una traiettoria media vicina all’1,5%, sono: 1,3% nel 2025; 1,6% nel 2026; 1,9% nel 2027; 1,7% nel 2028; 1,5% nel 2029; 1,1% nel 2030 e 1,2% nel 2031.
Psb aggiornato, il Superbonus gonfia il debito
Il rapporto debito/Pil a fine 2023 scende al 134,8% (133,6% a meno delle compensazioni relative ai bonus edilizi) rispetto al 137,3% precedentemente stimato: è ancora il Tesoro a dirlo. Come già rilevato nel Def dello scorso aprile, rileva il Mef, l’andamento del rapporto tra debito e Pil nei prossimi anni, soprattutto nel periodo 2024-2026, continuerà a essere “fortemente condizionato dall’impatto sul fabbisogno di cassa delle compensazioni d’imposta legate ai Superbonus edilizi introdotti a partire dal 2020″. Il rapporto debito/Pil, dunque, solo dal 2027 inizierà un percorso di discesa, in linea con le nuove regole che prevedono che si riduca, in media, di 1 punto percentuale di Pil.
Prometeia: “Manovra difficile, non riusciremo a ridurre il debito”
Un aumento del Prodotto interno lordo dell’Italia dello 0,8% per il 2024 e per il 2025, dopo lo 0,7% del 2023, e poi avanti “senza sbalzi” con un incremento medio dello 0,7% da qui al 2027, leggermente inferiore rispetto all’1% dell’Eurozona. Con questi numeri il Rapporto previsionale di Prometeia prospetta “una crescita bassa per l’Italia, che non potrà più contare sulle politiche fiscali espansive degli ultimi anni, ma senza recessione”. La società di consulenza e ricerca segnala che “la preparazione della manovra incontra varie difficoltà”, nel contesto di nuove regole europee, e prevede che “non riusciremo a ridurre il debito pubblico”, stimato al 141% del Pil nel 2027. Invece l’inflazione “non è più motivo di grande preoccupazione” anzi “vi è spazio per aumenti salariali”
Secondo Prometeia, il buon andamento del gettito rende solo un po’ meno impervia la strada per trovare le coperture delle politiche invariate, che dovranno includere misure di contenimento delle spese. Come Paese, “il primo passo per dimostrare che abbiamo chiara la posta in gioco è attuare al meglio il Pnrr. Nel frattempo, non possiamo aspettarci balzi di crescita, ma al più di non perdere troppo terreno rispetto alla media europea mentre non riusciremo a ridurre il debito pubblico“. Una strategia credibile di progressiva riduzione del debito “potrebbe mantenere lo spread sui nostri titoli sovrani basso e aiutare il processo, rendendo così la stance fiscale meno restrittiva”.
Prometeia e i dazi “promessi” da Trump: gli impatti
L’aumento dei dazi degli Stati Uniti, prospettato da Donald Trump nella sua campagna elettorale per la Casa Bianca rappresenta un rischio per l’economia globale. Lo afferma ancora Prometeia che stima i possibili effetti a tre anni dall’introduzione di tariffe addizionali di 10 punti percentuali su tutte le importazioni degli Usa. Per gli Stati Uniti, secondo questa simulazione, ci sarebbe una perdita del Pil fino a 0,6 punti percentuali, che potrebbe essere dimezzata per effetto di un rafforzamento del dollaro. L’impatto si farebbero sentire anche sui Paesi dell’euro (fino a -0,2 punti) e sull’insieme del mondo.