Non c’è solo la rete autostradale nel mirino del Governo. Dopo il disastro del ponte Morandi di Genova, l’Esecutivo mette nel mirino anche le concessioni idroelettriche, ipotizzando una ridefinizione delle relazioni tra l’Esecutivo, i concessionari e i gestori di dighe.
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, che ieri ha frenato sulla nazionalizzazione delle autostrade, sembra invece avere un’idea differente sulle concessioni idroelettriche.
“In Valtellina le concessioni idroelettriche sono scadute – ha dichiarato Giorgetti al Corsera – L’idea del pubblico non è indecente. Noi vorremmo che ci fosse un ritorno alle popolazioni di quei territori che hanno fornito risorse e acqua. Ma non c’è una decisione: bisogna discutere. Senza escludere nemmeno una gestione diretta”.
Quali sono le società coinvolte? Tra le quotate spiccano, come ricorda Equita, A2a, Iren, Erg e Enel per le quale, i rischi di un riequilibrio dei rapporti potrebbero arrivare soprattutto in merito alle concessioni scadute con la richiesta di maggiori investimenti/manutenzioni sugli impianti e soprattutto con l’aumento dei canoni di concessione.
Scendendo nel dettaglio, per A2a l’incidenza della produzione idroelettrica vale il 16% dell’ebitda. “La società – spiega Equita – ha 1900 MW di capacità installata, di cui il 40% ha la concessione scaduta e prorogata al 2020. Mentre le altre concessioni scadono nel 2029″. Parlando delle altre invece, Iren tocca il 10% dell’Ebitda con concessioni in scadenza nel 2029, Erg addirittura il 20% (le concessioni terminano nello stesso anno) e Enel il 5% (scadenza concessioni il 2029).
In Borsa, gli investitori sembrano prediligere un atteggiamento attendista: a Milano dopo il -1,9% di ieri, il titolo di A2a guadagna lo 0,2% rialzando la testa dopo i ribassi dei primi minuti. +1,22% per Enel, Erg sopra parità, Iren -0,18%.