Il Governo Meloni parte in salita. I suoi primi cento giorni non saranno rose e fiori. La mossa più urgente sarà il varo, entro dieci giorni, del decreto per prorogare le misure in corso a sostegno delle famiglie e delle imprese contro il caro-bollette. Poi subito la legge di Bilancio, nella quale non ci sarà spazio per le fantasie elettorali su tasse e pensioni: per fortuna la Meloni ha già avvisato che non ci sarà scostamento di bilancio e la Lega di Salvini dovrà farsene una ragione. Ma il primo vero banco di prova del Governo Meloni sarà la politica estera e in particolare il rapporto con l’Europa, di cui l’incontro di domani a Roma con il presidente francese Emmanuel Macron, che vedrà il Papa e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sarà il primo test.
Meloni: l’incontro con Macron primo test del Governo
Dal primo approccio con Macron si capirà se Meloni è rimasta la leader populista di “Basta pacchia in Europa” proclamato in campagna elettorale o se ha capito la lezione di Mattarella e Draghi e si appresta a stabilire un rapporto costruttivo con Macron e con Bruxelles. D’altra parte il momento è favorevole perchè, dopo l’incrinatura dell’asse Francia-Germania, lo stesso Macron ha bisogno di trovare una sponda nell’Italia che eviti lo sbandamento della Ue e lo sbilanciamento della Germania verso i Paesi dell’Est o verso la chiusura in se stessa.
Ma oltre che sulla collocazione internazionale dell’Italia, che naturalmente è cruciale per valutare la vera natura del nuovo Governo italiano, la Meloni dovrà affrontare subito l’emergenza energetica, economica e sociale. “Altro che marcia su Roma, dovremo fare la marcia su Gazprom” ha confidato la nuova presidente del Consiglio, ben consapevole che tutte le risorse disponibili dovranno essere concentrate nella lotta al caro-bollette nella speranza che l’intesa di massima raggiunta in extremis da Mario Draghi nell’ultimo vertice Ue porti presto benefici. Del resto la sola proroga delle misure contro il caro-bollette costa 7 miliardi ed è al primo posto nell’agenda della Meloni. Ma, oltre a questo, bisognerà trovare altri 15 miliardi per il primo trimestre 2023, che diventano 30 miliardi se si allargherà la platea dei beneficiari a favore delle fasce più deboli della popolazione. Poi ci sarà da fare il punto sull’attuazione del PNRR, anche attraverso un confronto con Bruxelles e facendo attenzione a non perdere risorse, e sull’invio di nuove armi all’Ucraina, alla quale Meloni ha confermato ieri – in un messaggio al Presidente Zelensky – il massimo sostegno dell’Italia sulla scia di quanto fatto da Draghi.
Pensioni, tasse, Giustizia: novità in arrivo
La penuria di risorse disponibili esclude colpi di scena sulle pensioni e sulle tasse, con tanti saluti alle promesse elettorali. Sulle pensioni la neo-ministra del Lavoro, Marina Calderone, sta pensando però a una quota flessibile per il pensionamento di chi ha – e questo è tassativo – almeno 35 anni di contributi e ha tra i 61 e i 65 anni d’età. Se sarà praticabile con costi limitati, potrebbero uscire circa 470 mila lavoratori purché accettino una riduzione dell’assegno pensionistico. In caso contrario da gennaio 2023 scatteranno le regole della legge Fornero che prevede il pensionamento a 67 anni d’età o a 42 anni e 10 mesi di contributi versati.
Sul terreno fiscale non si pensa certo alla flat tax ma a un mini-condono che riduca al 5% gli oneri per sanzioni e interessi delle cartelle dell’Agenzia delle entrate verso i contribuenti che non sono in regola con le tasse e che dovranno pagarle senza sconti.
Quanto alla politica della giustizia, il neo-ministro Carlo Nordio, noto garantista e antigiustizialista, ha anticipato che nei programmi del nuovo Governo c’è la separazione delle carriere dei magistrati e interventi per sveltire i processi.
Roccella: “Non mi occuperò della legge sull’aborto”
Al di là della politica estera e di quella economica, un terreno su cui tutti attendono al varco il Governo Meloni è quello dei diritti civili e la nomina dell’antiabortista Eugenia Roccella a ministro della Famiglia ha suscitato più di un allarme. Per fortuna la Roccella, che viene da una famiglia radicale prima di approdare su posizioni clericali, ha rassicurato molti dicendo: “L’aborto non è roba mia: è competenza del ministro della Salute”. Il primo a tirare un sospiro di sollievo è stato il leader di Azione, Carlo Calenda: “Eugenia Roccella in passato – ha dichiarato – ha preso posizioni pericolose sull’aborto, speriamo che al Governo non lo faccia”.