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Governo incassa la fiducia della Camera. Meloni: “In Ue non sarò la cheerleader di nessuno”

Imagoeconomica

Il Governo Meloni passa il primo esame in Parlamento dopo una lunga giornata iniziata alle 11 del mattino con le dichiarazioni programmatiche della Premier. La Camera ha votato la fiducia all’Esecutivo con 235 voti a favore e 154 contrari. Cinque gli astenuti. Hanno votato 389 deputati su 400. 

Domani tocca al Senato, dove la seduta comincerà alle 13. La replica della presidente del  consiglio è prevista alle 16.30, mentre il voto di fiducia inizierà nuovamente intorno alle 19.

La replica di Meloni alla Camera

La Premier Meloni ha cominciato la sua replica pomeridiana alla Camera rivolgendosi direttamente alle opposizioni: “L’unica cosa che chiedo è di essere giudicata per quello che davvero dico, penso e faccio. A voi voglio dire che reputo utile le loro critiche”. “Penso che ci sia stata in alcuni casi una lettura distorta o forse mi sono spiegata male”, ha detto.

Sul Pnrr, la Presidente del Consiglio ha chiarito: “Non mi risulta che abbiamo mai remato contro Next GenerationEu e Pnrr”. “È stato detto che quando si è dato vita a Next Generation Ue e al Pnrr c’era chi remava contro. Non mi risulta. Mi risulta che noi abbiamo sostenuto l’emissione di debito comune per far fronte alla crisi pandemica. Non abbiamo mai votato contro quel meccanismo, ci siamo astenuti quando le 370 pagine con cui si impegnavano 250 miliardi di euro arrivavano in Aula a un’ora dall’inizio della discussione”, ha continuato Meloni, affermando che “le risorse del Pnrr sono state distribuite su dati macroeconomici, non sono soldi che vengono dal cielo, sono a debito. Per questo devono essere spese in modo efficace. Sbagliato dire che niente deve essere toccato, altrimenti le gare vanno deserte”. 

Rispondendo alle parole della deputata Debora Serracchiani (presidente del Pd), Meloni ha affermato: “Ho sentito dire che io vorrei le donne un passo dietro agli uomini: mi guardi onorevole Serracchiani le sembra che io stia un passo dietro agli uomini? Non dubitate, non dubitino le donne italiane: non hanno decisamente nulla da temere con questo governo e, presidente, lo dico all’opposizione: io sono convinta che in cuor loro non lo pensino neanche loro”. 

“Stamattina ho parlato di lavoro, welfare ma ho parlato anche di famiglia e natalità perché considero una sconfitta che una donna debba rinunciare alla natalità per avere un lavoro ma anche debba rinunciare ad avere un bambino per lavorare – ha aggiunto la presidente del Consiglio – Mi sembra un modo per garantire piene libertà, è una sfida su cui spero siamo d’accordo. Chiedo libertà concreta e reale, sapendo che sono una madre e privilegiata, ma se per me è difficile tenere tutti insieme, figurarsi per chi non ha i miei privilegi”.

Parlando del reddito di cittadinanza, la premier ha detto: “Ho sentito dire che consideriamo colpevoli i percettori del Reddito di cittadinanza. Non ho mai considerato un problema i percettori del Reddito, ho considerato a volte un problema una classe politica che si accontentava di tenere le persone in difficoltà in quella difficoltà pur di farci cassa elettorale. Occorre ragionare su un sistema che ha avuto dei problemi e non funziona. È notizia di ieri, un navigator fa in media non più di un colloquio di lavoro al giorno. Sono le risposte inadeguate il problema”. 

Passando al tema immigrazione Meloni ha replicato: “Per anni ci è stato detto che l’immigrazione illegale di massa non controllata da adeguati flussi serviva perché immigrati avrebbero fatto lavori che gli italiani non volevano fare. Io penso che se accogli qualcuno in comunità non è per essere un lavoratore di serie b ma per dargli la stessa vita che vuoi dare ai cittadini italiani. È la ragione per cui i flussi vanno governati, fermo restando il tema dell’asilo. Ribadisco che non c’è alcuna volontà di mettere in discussione il diritto di asilo per me sacro, assolutamente. Parliamo dell’immigrazione non gestita in questi anni, qualcuno ha considerato solidarietà fare entrare in Italia centinaia di migliaia di persone e poi non farsi il problema che molti finivano a spacciare nelle strade o nelle mani della prostituzione. Questo accade quando non si gestiscono i flussi”.

Infine, rispondendo a chi le chiedeva di fare una scelta chiara sull’Europa, Meloni ha detto: “Io non devo fare nessuna scelta. La mia scelta è sempre e solo difendere l’interesse italiano, non farò mai la cheerleader di nessuno“.

Le accuse delle opposizioni

“Saremo contrari al suo disegno presidenzialista”, ha detto il segretario Pd, Enrico Letta, nelle dichiarazioni di voto alla Camera sulla fiducia al governo. “L’intera coalizione di centrodestra è stata votata da un elettore su 4 degli aventi diritto, non avete la maggioranza dei cittadini”. Poi l’attacco sul fisco: “abbiamo capito una sola parola: condoni. Non ci troverà”. “Non abbiamo capito che farete nei prossimi mesi – ha aggiunto Letta – Non abbiamo capito cosa succederà alle bollette degli italiani, sul tema del disaccoppiamento e sul tetto del gas non abbiamo capito cosa succederà. Non abbiamo capito nulla di cosa sarà la legge di bilancio”. Infine, parlando della pandemia, il segretario del Pd ha affermato: “Quello che ci spaventa è la concretezza e non l’identità. Ci spaventa la concretezza dove l’abbiamo vista nel suo discorso, nel passaggio da brividi che ho sentito sul covid e sulla salute. Siamo orgogliosi di avere nel nostro gruppo il ministro Roberto Speranza”. 

“L’ho vista molto volitiva e sicura di sé, ma le consiglierei prudenza. Noi siamo pronti a denunciare le vostre incongruenze e inadeguatezze. La nostra sarà un’opposizione solida e puntuale, ancorata ai bisogni dei cittadini, per questo sarà implacabile e intransigente”, ha affermato il presidente del M5s, Giuseppe Conte, che poi rivolgendosi direttamente alla Premier ha chiesto: “Lei non ha mai accennato all’unica via d’uscita: Pace. Le ricorda qualcosa?”. Infine una frecciata sul passato: “Il segnale più evidente della continuità con il governo Draghi è il ministero dell’economia a Giorgetti. Questo spiega l’opposizione morbida al governo uscente, non è che alla fine l’agenda Draghi la vuole scrivere lei?”. 

“Il discorso di Giorgia Meloni è un’infinita lista della spesa condita con quintali di retorica ma nessuna traccia sul ‘come’ fare le cose. Nessuna scelta o idea di paese. È tutto un ‘ma anche’. Sembrava un intervento di Conte, altro che rivoluzione sovranista. Una noia mortale. Altro che allarme democratico, qui c’è un concreto rischio di galleggiamento. Vaghi accenni su politica energetica, poco o nulla su scuola, cultura e sanità. Bene su Rdc e posizionamento internazionale dell’Italia. Bella la parte sulle donne. Il resto è fuffa”. Questo il commento scritto su Twitter nel pomeriggio dal leader di Azione-IV Carlo Calenda.

In aula,  il capogruppo di Azione-Iv alla Camera, Matteo Richetti, ha aggiunto: “La nostra posizione è molto netta: se guarderete in faccia la realtà, se guarderete mostrando l’attenzione a quei problemi che arrivano più nella carne viva dei cittadini, allora troverete un’opposizione che senza ambiguità cercherà di migliorare le vostre risposte. Se governerete continuando come in campagna elettorale – ha aggiunto – allora ci troverete in quel caso sempre all’opposizione, ma a utilizzare ogni mezzo consentito per impedirvi di compromettere il futuro del nostro paese e delle nostre generazioni che ci guardano e ci giudicano”.

Il discorso di Meloni è stato commentato anche dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi e dal numero uno della Cgil, Maurizio Landini. Il primo, intervenendo al Tg1 ha “apprezzato molto innanzitutto l’aver riaffermato la collocazione internazionale italiana, quindi in Europa e atlantista, e abbiamo particolarmente apprezzato il fatto di aver messo al centro anche il tema del lavoro a 360 gradi, un tema sul quale credo il Paese nei prossimi mesi deve fare delle grandi riflessioni. Ed è ovvio che condividiamo che senza l’industria non c’è l’Italia, ma non lo diciamo per una questione corporativa, lo dicono i numeri”. 

Landini ha invece chiesto al Governo di aprire un confronto su temi essenziali come una riforma fiscale che aumenti il netto in busta paga dei lavoratori dipendenti e il reddito dei pensionati, ma affronti anche il tema della precarietà. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini in una intervista a Rainews24, sottolineando che nel discorso alla Camera di Giorgia Meloni c’è stata coerenza con quanto detto in campagna elettorale. “Non ho sentito parlare di tassazione degli extraprofitti – ha detto – di intervento sulle bollette, di una vera riforma fiscale che aumenti il netto in busta paga”.

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