“Stavolta la situazione è molto pericolosa. L’accordo sulle pensioni è veramente difficile. Il momento è drammatico, lo definirei così”. Non cerca giri di parole il leader della Lega, Umberto Bossi, che stamattina ha ammesso come il governo Berlusconi sia ormai sull’orlo della crisi. Il Senatùr non accetta compromessi: “Noi non facciamo Governi tecnici – ha detto entrando a Montecitorio -. Se cade il Governo si va alle elezioni per forza”.
Ma l’ultimatum di Bruxelles non cambia: entro domani “la Ue aspetta una lettera di Berlusconi con impegni specifici sulle rapide misure per la crescita che l’Italia intende adottare – ha detto il portavoce del presidente della Commissione Josè Barroso – e finora non ha ancora avuto nessuna indicazione da Roma”.
Il tempo stringe e ormai i margini di manovra sono minimi: il Consiglio dei ministri di ieri sera e il vertice di maggioranza che si è svolto questa mattina a Palazzo Grazioli si sono risolti in un nulla di fatto. Lo scontro all’interno della maggioranza si gioca ancora una volta sul tavolo della previdenza, punto nodale delle riforme per la crescita chieste a gran voce dall’Europa: sul tavolo, l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni e la cancellazione degli assegni di anzianità.
Nonostante il pressing del premier, il numero uno del Carroccio continua nella crociata portata avanti per tutta l’estate: “Non è possibile, 67 anni… Non possiamo farlo per far piacere ai tedeschi. La gente ci ammazza“. Bossi poi attribuisce la responsabilità della crisi all’Ue: “L’Europa vuole far fare un passo indietro a Berlusconi”. Non basta: “La lettera della Bce“, quella firmata da Jean Claude Trichet e Mario Draghi, “è una fucilata” contro il Presidente del Consiglio.
Per cercare di riportare ordine nel caos istituzionale è intervenuto ancora una volta Giorgio Napolitano: ” Per l’Italia – ha detto il Capo dello Stato – è il momento di definire in materia di sviluppo e di riforme strutturali le ‘nuove decisioni di grande importanza’ annunciate ieri nella dichiarazione ufficiale del Presidente del Consiglio”.
Il Presidente della Repubblica ha fatto riferimento anche alle critiche indirette arrivate nei giorni scorsi da Germania e Francia, stigmatizzando le “inopportune e sgradevoli espressioni pubbliche, a margine di incontri istituzionali tra i capi di governo, di scarsa fiducia negli impegni assunti dall’Italia non possono farci perdere di vista la sostanza delle questioni e delle sfide che abbiamo davanti”. Nessuno può “minacciare l’indipendenza del nostro Paese o è in grado di avanzare pretese da commissario”, perché “oggi più che mai, siamo nella stessa barca in un mare in tempesta. Ciascun Paese – ha concluso Napolitano – deve fare la sua parte e dobbiamo garantirci reciprocamente l’indispensabile solidarietà”.