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Governo, i progetti per lo sviluppo: dalle privatizzazioni al pacchetto “Tremonti-infrastrutture”

Procede a tappe forzate il lavoro della maggioranza sul decreto sviluppo, che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri fra il 13 e il 14 ottobre. Contestualmente arriverà anche il varo del ddl stabilità.

Dal Tesoro confermano che l’intenzione del Governo è di intervenire principalmente sulle grandi opere: fulcro del nuovo piano saranno quindi le infrastrutture, affiancate dall’ampio e complesso capitolo dedicato alle privatizzazioni.

Vediamo quali sono le principali misure previste dalla bozza del decreto:

INFRASTRUTTURE: DAGLI INCENTIVI IRES E IRAP ALLE NOVITA’ PER IL CIPE

L’intenzione è di rafforzare lo strumento del project financing per la realizzazione e la gestione delle infrastrutture strategiche mediante incentivi fiscali su Ires e Irap, che sostituirebbero i contributi statali diretti. Si punta inoltre a imporre dei tempi certi per l’adozione delle delibere Cipe in modo da velocizzare le operazioni.

Il decreto dovrebbe prevedere anche la deducibilità dal reddito d’impresa dell’importo equivalente agli aumenti di capitale destinati ad investimenti “in opere di interesse strategico”. Quelle destinate ai trasporti saranno invece sostenute con il 25% dell’extragettito prodotto dalle nuove norme sull’Iva. Un’altra misura riguarda la destinazione di risorse alla manutenzione della rete ferroviaria. Sarà infine costituita una società aperta alla partecipazione dei privati per realizzare “il progetto strategico di infrastruttura di telecomunicazioni a banda larga e ultralarga”.

PRIVATIZZAZIONI: 30 MILIARDI DALLE DISMISSIONI PER RIDURRE IL DEBITO

In tema di privatizzazioni, il fronte caldo è quello dei beni immobili. In questo settore il patrimonio pubblico ammonta a circa 500 miliardi. Il totale degli immobili della pubblica amministrazione ha un valore di mercato di 368 miliardi, mentre gli immobili e i terreni dei Comuni valgono 227 miliardi così suddivisi: 35 miliardi i grandi comuni, 10 miliardi i comuni di medie dimensioni e 182 miliardi i piccoli comuni. I beni che si potrebbero vendere nei prossimi anni equivalgono al 5-10% del totale. L’obiettivo del Tesoro è di realizzare un piano di valorizzazione degli immobili pubblici “in tempi ristretti”, come ha precisato Edoardo Reviglio, capoeconomista della Cassa depositi e prestiti.

Secondo il ministero dell’Economia, dalle dismissioni lo Stato può incassare 25-30 miliardi, più altri 10 miliardi dai diritti CO2. Queste risorse sarebbero utilizzate per la riduzione diretta del debito pubblico. Il Governo sembra non voler cedere le partecipazioni detenute dallo Stato in società quotate come Eni, Enel, Finmeccanica e Terna. Le quote pubbliche hanno un valore complessivo pari a 44,868 miliardi (senza considerare le partecipazioni detenute tramite la Cdp), di cui 17,342 miliardi in società quotate e 27,526 in società non quotate.

PENSIONI, IL SOGNO PROIBITO

Negli ultimi giorni l’Esecutivo è tornato anche a parlare di interventi sul fronte previdenziale, pur escludendo vere e proprie correzioni all’ultima travagliata manovra finanziaria. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha confermato che “le pensioni sono una materia di discussione”, ma su questo fronte l’opposizione della Lega non sembra aver perso vigore rispetto ai mesi estivi. Chiedere al dito medio di Umberto Bossi.

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