Filippo Cavazzuti era già un apprezzato economista dell’Università di Bologna quando il suo maestro, Nino Andreatta, diventò agli inizi degli anni ’80 ministro del Tesoro e lo chiamò a far parte dei suoi collaboratori, malgrado il diverso orientamento politico. Fu lì che cominciò a conoscere da vicino l’alta burocrazia che poi vide all’opera nel suo lungo mandato parlamentare e che incontrò di nuovo al Tesoro quando, negli anni ’90, diventò sottosegretario e braccio destro del ministro Carlo Azeglio Ciampi. Non capita a tutti di lavorare vicino a due grandi ministri del Tesoro come Andreatta e Ciampi. Per questo ascoltare le considerazioni di Cavazzuti sui rapporti tra politica e burocrazia è di grande interesse e il frutto di un’esperienza unica. Ecco l’intervista che ha rilasciato a FIRSTonline.
FIRSTonline – Professor Cavazzuti, negli ultimi giorni sono arrivate novità di non poco conto nei rapporti tra governo e alta burocrazia: il nuovo ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha prima sostituito il vecchio capo di Gabinetto – quel Vincenzo Fortunato che dai tempi di Tremonti tutti conoscevano come “il signor No” – con il giovane segretario della Commissione Bilancio della Camera, Daniele Cabras e poi ha addirittura liquidato il Ragioniere generale dello Stato, il discusso Mario Canzio, con un alto dirigente della Banca d’Italia come Daniele Franco: s’aspettava nomine così rivoluzionarie?
CAVAZZUTI – In parte me lo aspettavo poiché mi avrebbe stupito che il ministro Saccomanni, che viene dalla scuola di Banca d’Italia, non avesse fatto tesoro della lezione di due suoi grandi predecessori come Nino Andreatta prima e Carlo Azeglio Ciampi agendo di conseguenza e rinnovando i posti di vero comando al ministero con uomini esterni e del tutto nuovi, soprattutto sul piano culturale e professionale.
FIRSTonline – Andreatta e Ciampi cosa fecero esattamente quando erano ministri del Tesoro?
CAVAZZUTI – Andreatta, agli inizi degli anni ’80, scelse come direttore generale del Tesoro un personaggio, ex Bankitalia, del calibro di Mario Sarcinelli e come capo di Gabinetto portò uno splendido “alieno” del livello di Sergio Ristuccia. A sua volta Ciampi mantenne Mario Draghi e Vittorio Grilli alla direzione generale del Tesoro, scelse De Joanna, grande esperto di finanza pubblica e segretario della Commissione Bilancio del Senato, come suo capo di Gabinetto e portò dalla Banca d’Italia un nuovo direttore come Fabrizio Barca. Nell’uno come nell’altro caso un mix di competenza e di energie fresche provenienti dall’esterno che apportarono nuove culture nelle stanze del Ministero del tesoro..
FIRSTonline – Con le nomine del ministro Saccomanni finirà il monopolio dei dati sui conti pubblici e l’autoreferenzialità con cui la Ragioneria generale dello Stato ha in questi anni esercitato un potere abnorme sulla governi e sulla politica e creato una sorta di Stato nello Stato?
CAVAZZUTI – Autoreferenzialità e indebito monopolio conoscitivo dei dati di finanza pubblica nelle mani della Ragioneria generale dello Stato devono finire. Come già nel 1903 denunciava l’economista Amilcare Puviani, (dopo 34 anni di attività della Ragioneria generale dello Stato) nel suo memorabile saggio sulla “Teoria della illusione finanziaria” “il bilancio dice assai più o assai meno come si vuole. Esso resta una sfinge impenetrabile… la vera situazione dei conti si nasconde in un ciborio recondito”. Le nomine di Saccomanni sono la premessa perché tutto questo finalmente cambi e perché vada in soffitta l’insopportabile ciborio governato dagli burocrati. Ma c’è un’altra anomalia che deve essere archiviata.
FIRSTonline – Quale?
CAVAZZUTI – La carenza di ogni attività di budgeting, necessaria per le decisioni strategiche, a favore della pura e semplice contabilità di Stato: non basta rendere trasparenti i dati contabili del bilancio pubblico ma occorre anche rendere chiare le informazioni quali-quantitative (numero e mobilità dei dipendenti, kilometri di strade da costruire, volume degli acquisti pubblici, ecc.) che sottendono quei dati contabili, senza di che diventa difficile controllare realmente il bilancio pubblico e praticare una vera politica economica. Il consuntivo del bilancio dello Stato è soltanto una rappresentazione contabile avulsa da ogni considerazione sul grado di raggiungimento degli obiettivi. La cultura della valutazione degli effetti microeconomici della spesa pubblica è ancora del tutto assente nell’alta burocrazia.
FIRSTonline – Naturalmente la Ragioneria è la punta dell’iceberg, ma non crede che ci sia molto da innovare nel campo della burocrazia anche in relazione alla sua formazione, al suo reclutamento, alla sua retribuzione, alla sua inamovibilità e, talvolta, anche alle tentazioni di corruzione?
CAVAZZUTI – Certamente bisogna intervenire al più presto su tutti gli aspetti critici della burocrazia ma un punto spesso trascurato ma essenziale è anche e soprattutto quello di evitare le cosiddette porte girevoli tra consiglieri di Stato e alta burocrazia che determinano un conflitto di interessi a favore delle burocrazie e a danno dell’efficienza della pubblica amministrazione: conflitto dirompente con enormi riflessi sulla politica perché, quando i consiglieri di Stato si infilano nei posti chiave dei ministeri, hanno a cuore soprattutto di approntare leggi che difendano il ruolo (e lo stipendio) dell’alta burocrazia.
FIRSTonline – Restano però anche altri aspetti critici da affrontare e risolvere nel rapporto tra politica e alta burocrazia. Quali sono i suoi suggerimenti?
CAVAZZUTI – Per la formazione dell’alta burocrazia ci vorrebbe in effetti una specie di Ena italiana perché la Scuola superiore della Pubblica amministrazione è stata una grande delusione che ha prodotto per lo più yesmen piuttosto che moderni dirigenti pubblici. Sulla trasparenza e sul controllo dei compensi deve finire la regola per la quale gli alti burocrati sono serviti dallo Stato anziché servitori dello Stato. Quanto alla lotta alla corruzione la strada è essenzialmente quella di alzare i livelli di trasparenza e di fare della Pubblica amministrazione una vera casa di vetro anziché il rifugio della sfinge.
FIRSTonline – Professore, Lei ha avuto la fortuna di lavorare al fianco di due grandi ministri del Tesoro come Andreatta e Ciampi di cui ha ricordato prima il modo in cui gestirono gli alti incarichi che dipendevano da loro ma, oltre alle nomine, qual era lo stile con cui regolavano i rapporti con l’alta burocrazia?
CAVAZZUTI – Il loro vero punto di forza nei rapporti con l’alta burocrazia era la loro netta supremazia intellettuale e culturale: conoscevano troppo bene i problemi che dovevano affrontare perché qualche alto burocrate pensasse di raccontare loro bugie o provasse a fare loro sgambetti e quando ci fu qualche velleitario tentativo in tal senso fu subito circoscritto e neutralizzato. Era impossibile che Andreatta e Ciampi finissero nelle mani della burocrazia ma questo ci dice che la preparazione e la qualità dei ministri resta un punto cruciale. In secondo luogo Andreatta e Ciampi erano attenti non solo agli indirizzi politici generali e alla attività parlamentare, ma dedicavano energie ai problemi specifici della loro amministrazione che affrontarono utilizzando molte energie fresche provenienti dall’esterno. Questa è la lezione che hanno lasciato in eredità nel rapporto tra governo e burocrazia.
FIRSTonline – Che cosa ricorda in particolare dell’azione di Andreatta?
CAVAZZUTI – Prima di tutto un fatto che fece molta impressione: come si diceva allora andò ad aprire tutti i cassetti dei più importanti uffici del Ministero del Tesoro. Poi il Rapporto sul riordino delle statistiche finanziarie della Pubblica amministrazione (che dopo di lui restò lettera morta) e infine l’istituzione della Commissione tecnica sulla spesa pubblica per studiare e vedere da vicino l’attività di spesa dei ministeri.
FIRSTonline – E di Ciampi al Tesoro?
CAVAZZUTI – Il compito affidato al capo di gabinetto De Joanna di rivedere i criteri contabili e classificatori per la costruzione del bilancio pubblico al fine di renderne più evidente e più costruttiva la discussione in Parlamento e la conseguente sottrazione al monopolio della Finsiel del sistema informatico del bilancio dello Stato. Come Andreatta anche Ciampi era molto attento al funzionamento della macchina della pubblica amministrazione, anche a costo di suscitare qualche diffidenza nell’alta burocrazia. E i frutti si sono visti.
Su POLITICA e BUROCRAZIA sono intervenuti di recente su FIRSTonline:
Giulio SAPELLI (8 maggio), Franco LOCATELLI (9 maggio), Bruno TABACCI (11 maggio) e Linda LANZILLOTTA (14 maggio).