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Governo, crisi alla svolta: Conte al Senato, poi le dimissioni

Dopo le Comunicazioni al Senato sulla crisi il premier salirà al Quirinale per dimettersi o consultarsi con il Capo dello Stato: potrebbe restare a Palazzo Chigi per fare un monocolore M5S con appoggio esterno del Pd

Governo, crisi alla svolta: Conte al Senato, poi le dimissioni

La crisi politica più pazza del mondo arriva oggi a un tornante forse non decisivo ma certamente molto importante. Tutti i riflettori sono puntati sulle Comunicazioni sulla crisi che alle 15 il premier Giuseppe Conte terrà nell’aula del Senato.

C’è chi dice che Conte non le manderà a dire e replicherà duramente alle ultime spericolate mosse del leader leghista Matteo Salvini, che ha preannunciato una mozione di sfiducia contro il Capo del governo M5S-Lega salvo poi pentirsene comicamente. In quel modo tra Conte e la Lega e tra i Cinque Stelle e la Lega verrà scavato un fossato che sarà difficile colmare.

Ma dopo le Comunicazioni di Conte che succederà? Si voteranno le mozioni di sfiducia parlamentarizzando fino in fondo la crisi di governo già virtualmente aperta oppure no? È improbabile, anche se non escluso ma molto dipenderà da Conte. Dopo il confronto al Senato – con o senza il voto – il premier salirà al Quirinale per riferire al Capo dello Stato e qui si aprirà un nuovo scenario. Conte potrebbe andare al Colle per dimettersi oppure solamente per riferire sullo stato della crisi. Se si dimette, come è probabile, Mattarella aprirà tra mercoledì e giovedì le consultazioni per verificare se è possibile formare un altro governo ma in tal caso la Camera dei deputati non potrà votare la riduzione del taglio dei parlamentari in calendario per giovedì.

Insomma, dopo le Comunicazioni di Conte, la crisi di governo entrerà nel vivo e tutte le forze politiche saranno costrette a scoprire le carte. Lo dovrà fare Conte ma anche le tre principali forze politiche: la Lega (confermerà la sfiducia al premier o no?), i Cinque Stelle (riapriranno il dialogo con Salvini, giudicato domenica “inaffidabile” e si prepareranno a sostenere un monocolore Conte o a intavolare colloqui con il Pd per un nuovo governo?) e il Pd (sceglierà la via di un governo istituzionale indicata da Renzi o tenterà quella, assai ardua, di un governo di legislatura con M5S? Oppure si arroccherà in vista delle elezioni?)

Gli scenari sono diversi e certamente determinante sarà il parere del Presidente Mattarella ma se si dovesse scommettere ora, a carte coperte, sembrerebbe di potere dire che l’ipotesi di un governo monocolore Conte sostenuto direttamente dai Cinque Stelle e appoggiato – magari con la formula della non sfiducia – da chi ci sta (a partire dal Pd) sembra la più praticabile. In subordine il Governo istituzionale o di garanzia elettorale invocato da Renzi per sbarrare la strada a Salvini, rinviare le elezioni varando la manovra di bilancio per evitare l’innalzamento dell’Iva e il taglio dei parlamentari.

Allo stato le altre opzioni (riappacificazione Lega-Cinque Stelle, governo di legislatura Cinque Stelle-Pd, elezioni anticipate ad ottobre) sembrano meno probabili ma tutto può ancora succedere.

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