Conte redivivo, Conte bis, governo Pd-M5S, governo di minoranza M5S, voto anticipato. Tutte queste opzioni sono possibili dopo che martedì il Senato ha bocciato la richiesta della Lega di votare prima di Ferragosto la sfiducia a Giuseppe Conte. Il nuovo calendario – approvato con i voti di una maggioranza inedita: M5S, Pd, Leu e Autonomie – prevede che il Presidente del Consiglio torni a riferire in Aula martedì 20 agosto.
Cosa accadrà dopo? Al momento, l’unica soluzione che si può escludere è quella suggerita a Palazzo Madama da Matteo Salvini, che – forse bluffando – ha proposto agli ormai ex alleati del M5S di approvare in via definitiva il taglio dei parlamentari per poi tornare al voto subito dopo. Il Quirinale ha fatto capire che non accetterebbe mai di sciogliere le Camere prima dell’entrata in vigore della riforma costituzionale, perché significherebbe eludere una decisione del Parlamento. In caso di via libera alla modifica della Carta, quindi, la legislatura dovrebbe proseguire per almeno otto mesi, il tempo necessario a fare il referendum confermativo e, in caso di vittoria dei Sì, a organizzare materialmente la riduzione dei seggi. Nel frattempo, bisognerebbe anche modificare la legge elettorale in senso ancora più proporzionale.
Scartato perciò lo scenario “riforma costituzionale + elezioni subito”, ne restano in campo altri cinque.
1) CONTE RIMANE IN CARICA
Il più ovvio, se Salvini volesse davvero approvare il taglio dei parlamentari, è il ritiro della mozione di sfiducia al governo Conte da parte della Lega. Sarebbe una marcia indietro clamorosa e al momento improbabile, soprattutto perché rischierebbe di avere un costo per il Carroccio in termini elettorali. Tuttavia, rimane una possibilità.
2) CONTE BIS (DI SCOPO)
In alternativa, Movimento 5 Stelle e Lega potrebbero trovare l’accordo per dar vita a un nuovo esecutivo, stavolta di taglio più tecnico e con tre obiettivi precisi: portare a termine la riforma costituzionale, varare la legge di bilancio scongiurando l’aumento dell’Iva e traghettare il Paese alle elezioni con una nuova legge elettorale.
3) GOVERNO PD-M5S (DI LEGISLATURA)
Se invece la Lega decidesse di sfilarsi, il Colle potrebbe verificare se in Parlamento esiste una nuova maggioranza analoga a quella che martedì ha votato il nuovo calendario dei lavori: M5S, Pd e Leu. Le trattative per un accordo di legislatura – ipotesi rilanciata alcuni giorni fa da Matteo Renzi – proseguono sottotraccia, ma si tratta di un negoziato complesso. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si è sempre detto contrario a questa prospettiva, ma la maggioranza dei parlamentari dem (scelti a suo tempo da Renzi) non è d’accordo con lui.
4) GOVERNO DI MINORANZA M5S
Un’ulteriore possibilità è che dalle consultazioni al Colle emergano gli equilibri per un governo di minoranza. Si tratterebbe di un esecutivo monocolore a Cinque Stelle che per ciascun provvedimento dovrebbe trovare in Parlamento i voti di un alleato diverso con cui arrivare alla maggioranza. Ad esempio, la Lega sulla riforma costituzionale e il Pd sulla legge di Bilancio.
5) ELEZIONI ANTICIPATE
Il ritorno alle urne chiesto a gran voce da Salvini – ma anche dal resto del centrodestra e da Zingaretti – è la prospettiva più pericolosa. E non per valutazioni politiche, ma perché andare al voto tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre impedirebbe con ogni probabilità di approvare la manovra entro il 31 dicembre e un eventuale ritardo farebbe scattare gli aumenti Iva da 23 miliardi.