Le tre società sul podio della governance integrata restano Generali, Snam ed Enel, con il Leone che, rispetto all’edizione 2017, conquista il primo posto. Mentre Hera, quinta nella classifica generale, si afferma al primo posto nell’indagine straordinaria sui legami tra azienda e finanza responsabile. Ma è l’intero campione dell’Integrated Governance Index 2018, modello di analisi del grado di integrazione dei fattori ESG nelle strategie aziendali, che fa un balzo in avanti. Sono aumentate del 42% le aziende coinvolte, ed è aumentato notevolmente (a quota 144 manager) il livello di partecipazione dei professionisti interni alle aziende, coinvolgendo in modo massiccio l’area finanza. Sono questi gli aspetti chiave emersi nel corso della Integrated Governance Conference organizzata martedì a Milano, nel corso della quale sono state presentate diverse ricerche. L’iniziativa è promossa da ETicaNews e TopLegal, con il supporto scientifico di Nedcommunity, Andaf, Methodos e Morrow Sodali. Il progetto è stato realizzato grazie al supporto dello studio legale internazionale Dentons e con partner lo studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners e BMO Global Asset Management.
LE RICERCHE
IGI 2018
L’Integrated Governance Index è stato realizzato coinvolgendo le prime 100 società italiane per capitalizzazione. Ogni società è stata invitata ad analizzare e a riportare in un questionario di una quarantina di domande il proprio modello di governance della sostenibilità. IGI 2018 ha ottenuto una partecipazione di 47 aziende, con un aumento del 42% rispetto alle 33 società dello scorso anno, sfiorando quindi una redemption del 50 per cento (senza contare almeno una decina di aziende che hanno chiesto indicazioni per avviare i lavori per l’edizione 2019). A confermare la crescita di consapevolezza sulla necessità di integrare la sostenibilità nelle strategie, tre ulteriori elementi: 1) il punteggio medio è migliorato nell’area ordinaria dell’indagine (quella confrontabile anno su anno), nonostante l’ampliamento del campione rispetto all’edizione 2017; 2) le figure professionali coinvolte dalla survey sono state in media 3 per azienda, con una tangibile presenza dei manager fino a oggi “estranei” alla sostenibilità; 3) gli ESG hanno pienamente coinvolto le aree finanza delle aziende, visto che almeno il 50% di Cfo li ha integrati nelle proprie strategie (o pensa di farlo), e che 2 aziende su 3 hanno attivato forme di gestione dell’engagement degli investitori responsabili. Tra le altre evidenze emerse si segnala:
I settori con maggiore punteggio sono stati “Energia e utility” e “Finanza”. Mancano all’appello i segmenti “Telecomunicazioni” e “Materie prime”. Bene le aree “Codice di autodisciplina e sostenibilità” e “Materialità”, male le aree “Csr integrata nella retribuzione” e “Piani di successione”
L’89% delle società rispondenti è soggetta all’obbligo di Dnf. Il 38% di queste società sviluppa la Dnf come Bilancio di sostenibilità
Il comitato di sostenibilità è presente nel 44% del panel
Scende sotto il 50% la quota di risposte che dichiarano che la remunerazione degli amministratori esecutivi non è legata a performance ESG.
SURVEY NON FINANCIAL
L’IGI 2018 ha previsto una parte di indagine straordinaria, focalizzata su “I legami tra Aziende e finanza Sri: Investitori Sri, Engagement, Ruolo del Cfo, Strumenti”, realizzata assieme ad Andaf, (Associazione Nazionale dei Direttori Amministrativi e Finanziari). Rimangono margini di maggiore coinvolgimento da parte del board, ma, sul fronte della gestione degli investitori Sri e dell’engagment, sembra che le aziende italiane abbiano davvero cambiato passo. Il primo segnale viene dal fatto che, delle 47 aziende che hanno partecipato a IGI 2018, ben in 44 hanno risposto anche all’area di indagine straordinaria. È un riscontro non così scontato, in quanto si trattava di una parte del questionario piuttosto complessa, immaginata per monitorare una situazione di integrated governance già avanzata. Inoltre Il 72% dei rispondenti ha risposto di aver individuato “una figura o un team responsabile delle relazioni con gli investitori responsabili”; il 68% dice che “l’azienda monitora e gestisce l’engagement degli investitori responsabili?”; oltre il 50% dei chief financial officer ha risposto di aver integrato gli Esg nella propria funzione o di essere pronto a farlo.
CONSIGLIERI INDIPENDENTI E INTEGRATED GOVERNANCE
La ricerca è stata realizzata da Nedcommunity e Methodos – the Change Management Company, presso il network dei consiglieri indipendenti e dei sindaci associati a Nedcommunity. Il sondaggio ha chiesto ai consiglieri di esprimere la propria opinione sui modelli di governance “visti dall’interno”. Tra i punti chiave, emerge che nel 53% dei casi i temi ESG vengono trattati in seno al Comitato Controllo e Rischi; nel 74% dei casi la composizione del CdA non è stata modificata per presidiare le tematiche ESG; è in netto aumento la prassi dei CDA di dedicare una o più sessioni specifiche al processo di elaborazione della vision aziendale per assicurare il presidio di tutti gli ambiti del decreto 254 rilevanti per il modello di business e le strategie; quasi il 100% del campione ritiene che gli Amministratori Indipendenti debbano svolgere effettivamente un ruolo più attivo e specifico nell’indirizzo delle strategie e nella valutazione dei rischi in una prospettiva di lungo periodo, ma solo il 48% svolge un ruolo attivo in tal senso nel Consiglio in cui opera. “I dati della nostra ricerca – ha dichiarato Livia Piermattei, Managing Partner, Methodos-the Change Management Company – mostrano che il “gap” tra la consapevolezza e i comportamenti agiti spontaneamente nei Board rispetto all’integrazione dei temi di lungo periodo nelle strategie e nel modello di business è ancora significativo. È opportuno intervenire sulla cultura aziendale, a partire dal Board per accelerare la presa in carico del cambiamento e l’esempio spontaneo e creare le condizioni perché l’intera organizzazione nelle sue diverse componenti e gerarchie sviluppi processi decisionali basati sull’integrated thinking”.
INVESTITORI INTERNAZIONALI E INTEGRATED GOVERNANCE
La terza indagine annuale di Morrow Sodali, realizzata a inizio anno, ha coinvolto 49 investitori istituzionali globali, per 31mila miliardi di dollari di asset gestiti. Emerge una svolta nel rapporto tra i grandi investitori globali e le aziende in cui indirizzano i propri capitali: gli aspetti di sostenibilità superano le performance finanziarie, e provocano una disintermediazione ESG (i grandi patrimoni cercano risposte dirette presso le aziende) e decorrelazione (non si seguono le raccomandazioni dei proxy advisor).
FONDI PENSIONE E INTEGRATED GOVERNANCE
ETicaNews ha sviluppato, con il supporto di BMO GAM, una survey presso i fondi pensione sui temi dell’integrazione e dell’engagement ESG. Si è rivolta ai 32 fondi pensione italiani associati ad Assofondipensione, con un tasso di risposta del 34 per cento. Le policy ESG sono già presenti nel 72,7% del campione. Per contro, le motivazioni sembrano ancora poco improntate a logiche finanziarie: la principale spinta agli Esg dei Fondi (il 28% delle risposte multiple) è rappresentata, infatti, dall’influenza positiva «sull’ambito sociale di riferimento». Quasi la metà degli intervistati (45%) sostiene sia previsto l’engagement. Ma sono molto ridotti (20-30%) i sistemi di monitoraggio e reporting dei risultati dell’engagement.
PRIVATE BANKING E INTEGRATED GOVERNANCE
ETicaNews ha sviluppato, sempre con il supporto di BMO GAM, anche una survey presso il Private banking italiano. Lo studio, che sarà anche oggetto di una tesi di Laurea in Bocconi di Gianluca Banfi, è il primo in Italia a fare il punto sulle strategie messe in atto nel mondo del private sul fronte sostenibilità ed engagement ESG. Ha coinvolto 40 private bank italiane con un tasso di risposta del 40% sul totale. L’87,5% dei rispondenti ha dichiarato di non avere ancora elaborato una policy ESG. Ma gli «Esg sono integrati senza policy» per il 29% di quanti hanno risposto negativamente alla domanda precedente; la stessa percentuale sostiene che la policy «sarà definita in futuro». Chi integra (con o senza policy) i parametri ESG lo fa per «richiesta della clientela» oggi o futura (oltre il 30% delle risposte multiple). Il 75% delle private bank prevede l’engagement.