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Google punta a “volare” in alto: si lancia nelle prenotazioni aeree

Quello delle prenotazioni aeree on-line è un mercato dinamico, in forte crescita e soprattutto dagli elevati margini operativi: un settore che da solo rende circa 110 miliardi di dollari. Tutto ciò non deve essere sfuggito a Google, che con l’acquisizione della Ita Software, si è garantito per sè un motore di confronto tra i prezzi delle diverse compagnie aree, con la possibilità di reperire e “sfruttare” molteplici informazioni a vantaggio dei potenziali viaggiatori “internauti”.

Questo non rappresenterebbe di per sè un problema, ma anzi un allargamento “benefico” della concorrenza, se non fosse per il fatto che il colosso di Mountain View non è un qualunque “concorrente”, bensì il motore di ricerca per eccellenza.
Immediate sono state le contestazioni, soprattutto da parte degli intermediari del settore: l’essenza del problema risiede nella modalità con cui Google – nel caso specifico Google Travel – presenta e ordina i risultati delle ricerche effettuate dai propri utenti. 

Da poche settimane è possibile notare infatti che al vertice delle pagine di Google Travel sono presenti i risultati provenienti dal servizio ITA Software, con confronti diretti sui diversi voli e i relativi link alle compagnie e, solo a fine pagina, trovano posto le agenzie viaggi on-line. In tal modo, privilegiando i propri collegamenti, il motore non offre più una panoramica esaustiva ed obiettiva dei risultati, ma soprattutto inverte il ruolo che si prefigge “apparentemente” di assumere: bypassando gli intermediari, si mette in diretta concorrenza proprio con essi, detentori sin ora del processo delle prenotazioni e si pone come soluzione alternativa ad Exepedia e ad altri colossi del comparto.

L’abuso di posizione dominante – a cui Google non è del tutto estranea per eventi passati – sembra di fatto configurarsi, ma per ora il caso è solo oggetto di studio. Google, dal canto suo, si dichiara “costretta” alle proprie decisioni: se venissero privilegiati gli intermediari, anche in minima misura, le compagnie aeree potrebbero interrompere o modificare “negativamente” le collaborazioni con il motore. La battaglia si gioca naturalmente sul campo del business e sarà probabilmente destinata a durare a lungo, ma un quesito sorge spontaneo: cosa ne ricaveranno i consumatori e quali possibili effetti potranno riversarsi sui prezzi dei voli futuri? 

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