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Google minaccia di bloccare i contenuti giornalistici in Nuova Zelanda: ecco perché

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In Nuova Zelanda, Google è pronto a mettere in atto un clamoroso stop alle notizie delle testate giornalistiche locali, in risposta a una proposta di legge che potrebbe essere approvata a breve. Questa normativa punta a far pagare alle grandi piattaforme online, come Google e Facebook, un prezzo equo per i contenuti che pubblicano. In pratica, la big tech minaccia di mettere il lucchetto su Google Search, Google News e Discover se questa legge dovesse diventare realtà.

A luglio, il Governo conservatore della Nuova Zelanda aveva confermato che avrebbe portato avanti una legislazione iniziata dal precedente governo laburista. Il loro obiettivo è garantire che le entrate siano equamente suddivise tra le piattaforme digitali e i gruppi mediatici. Adesso, però, la palla è nel campo del nuovo governo.

La minaccia di Google: “Se passa, addio contenuti giornalistici”

Caroline Rainsford, il capo di Google Nuova Zelanda, ha lanciato un chiaro messaggio: se la legge verrà approvata così com’è, Google dovrà apportare “cambiamenti significativi” ai suoi servizi. In un blog post, Rainsford ha avvertito: “Saremo costretti a smettere di fornire contenuti giornalistici in Nuova Zelanda e a interrompere i nostri accordi commerciali con le testate giornalistiche”.

Per il colosso di Mountain View la proposta è contraria ai principi di un internet aperto e crea incertezze nel mondo dell’informazione.

Il ministro dei Media neozelandese: “Ancora nella fase consultiva”

Paul Goldsmith, il ministro neozelandese per i Media e la Comunicazione, ha risposto alle preoccupazioni di Google, affermando: “Siamo ancora nella fase consultiva e faremo un annuncio ufficiale a tempo debito. I miei funzionari ed io abbiamo incontrato Google in numerose occasioni e continueremo a farlo.”

Nonostante il partner di minoranza del governo, Act, non sostenga la legislazione, sembra probabile che la proposta possa trovare una strada in Parlamento, con possibili modifiche che la allineerebbero con la nuova legge australiana.

La legge australiana sul compenso ai media: un modello da seguire?

La legislazione che ora interessa la Nuova Zelanda ha le sue origini in Australia, dove nel 2021 è stata introdotta una normativa significativa. Questa legge obbliga le piattaforme online a compensare gli editori per l’uso di articoli e contenuti, sia nei motori di ricerca che sui social media.

Tuttavia, la proposta ha sollevato ovviamente proteste da parte di Google Australia, che ha espresso preoccupazioni per le ripercussioni sul business. Di conseguenza, è stato introdotto un emendamento che esenta le grandi piattaforme dal pagamento, a condizione che vengano raggiunti accordi diretti con gli editori.

Questa situazione ha avviato un importante dibattito sulla giusta remunerazione dei media, fornendo spunti per la Nuova Zelanda e altri paesi che affrontano sfide simili nella sostenibilità dell’informazione.

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