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Google: maxi sanzione Antitrust. Amazon vince a Bruxelles

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Continua la guerra delle istituzioni europee alle Big Tech americane, ma stavolta almeno una di loro riesce a far valere le sue ragioni. Mentre infatti Google si è beccata l’ennesima multa dall’Antitrust, in questo caso una maxi sanzione da 102 milioni, per abuso di posizione dominante, a Bruxelles ha invece vinto il primo round al Tribunale Ue Amazon, che era sotto inchiesta per un accordo con due società lussemburghesi per lo sfruttamento del proprio marchio. Secondo la Commissione europea, guidata in questo tipo di iniziative dalla vicepresidente Margrethe Vestager, il ruling era da considerarsi un aiuto di Stato incompatibile con il mercato comunitario. La royalty era infatti troppo elevata e la società che la corrispondeva (la LuxOpco) aveva così beneficiato di una riduzione di base imponibile. La decisione è datata 2017, ma sia l’azienda di Jeff Bezos che il Lussemburgo stesso avevano presentato ricorso, che è stato accolto in primo grado: secondo i giudici non c’è stato alcun vantaggio fiscale per la filiale lussemburghese di Amazon.

Non si dà però per vinta la stessa Vestager, che ha annunciato: “Analizzeremo attentamente la sentenza e valuteremo possibili mosse successive”. La decisione ha fatto discutere, anche perchè per una vicenda analoga lo stesso Tribunale Ue ha invece condannato Engie, il gruppo energetico francese. Al di qua delle Alpi è stata condannata anche Google, in questo caso dalla nostra Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha irrogato una sanzione da oltre 100 milioni di euro alle società Alphabet Inc., Google LLC e Google Italy S.r.l. per violazione dell’art. 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. L’accusa è dunque di abuso di posizione dominante in quanto il sistema operativo Android e l’app store Google Play (quella che serve per scaricare sullo smartphone le varie app e in Italia è utilizzata da 3 cellulari su 4) “consentono al colosso statunitense di controllare l’accesso degli sviluppatori di app agli utenti finali”, scrive l’Antitrust. Il caso specifico riguarda l’app di Enel X JuicePass, alla quale il sistema di Google non avrebbe consentito l’interoperabilità con Android Auto, la funzionalità per chi usa lo smartphone mentre è alla guida.

“Google – prosegue l’Autorità -, rifiutando a Enel X Italia di rendere disponibile JuicePass su Android Auto, ha ingiustamente limitato le possibilità per gli utenti di utilizzare la app di Enel X Italia quando sono alla guida di un veicolo elettrico e hanno bisogno di effettuare la ricarica. In tal modo Google ha favorito la propria app Google Maps, che può essere utilizzata su Android Auto e consente servizi funzionali alla ricarica dei veicoli elettrici”. Secondo l’Antitrust l’esclusione di JuicePass da Android Auto dura da oltre due anni: “Il perdurare di questa condotta potrebbe compromettere definitivamente la possibilità per Enel X Italia di costruire una solida base utenti, in una fase di crescita significativa delle vendite di veicoli elettrici”. Oltre alla sanzione, Google è stata diffidata: dovrà dunque mettersi a disposizione di Enel X per porre fine all’abuso. L’Antitrust “vigilerà sull’effettiva e corretta attuazione degli obblighi imposti avvalendosi di un esperto indipendente”.

Sulla decisione è immediatamente arrivata la replica di Google: “Siamo rispettosamente in disaccordo con la decisione dell’AGCM, esamineremo la documentazione e valuteremo i prossimi passi”. “La priorità numero uno di Android Auto – prosegue la nota – è garantire che le app possano essere usate in modo sicuro durante la guida. Per questo abbiamo linee guida stringenti sulle tipologie di app supportate, sulla base degli standard regolamentari del settore e di test sulla distrazione al volante. Le applicazioni compatibili con Android Auto sono migliaia, e il nostro obiettivo è consentire ad ancora più sviluppatori di rendere le proprie app disponibili nel tempo. Per esempio, abbiamo introdotto modelli di riferimento per le app di navigazione, di ricarica per le auto elettriche e per il parcheggio, che sono aperti e a disposizione degli sviluppatori”.

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