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Google lancia “Showcase”: 1 miliardo per gli editori

FIRSTonline

Dopo anni di annunci, promesse e progetti difficili da far decollare, arriva una svolta (forse) decisiva nel rapporto fra Google e gli editori. Il colosso americano ha messo sul piatto qualcosa di davvero concreto: un miliardo di dollari da investire in tre anni per sostenere l’editoria attraverso una serie di accordi su scala globale con varie testate. La notizia è stata diffusa con un post dal Ceo in persona di Alphabet, la casa madre Big G, Sundar Pichai.

Dall’iniziativa è nato un nuovo prodotto, chiamato “Google News Showcase”. A differenza di quanto accaduto finora con Google News – l’aggregatore di contenuti contro cui gli editori si scagliano da sempre, chiedendo di essere remunerati per le notizie linkate – stavolta Google “pagherà gli editori per creare e curare contenuti di alta qualità per un diverso tipo di esperienza di notizie online”, ha detto Pichai, precisando che saranno gli editori a scegliere quali notizie mostrare e come farlo.

Google News Showcase è nato ufficialmente il primo ottobre in Brasile e in Germania, attraverso partnership con diverse realtà editoriali tra cui Der Spiegel e Die Zeit. In futuro si espanderà anche in altri Paesi. Finora Mountain View ha siglato accordi con circa 200 testate sparse fra Germania, Brasile, Argentina, Canada Regno Unito e Australia.

Showcase appare nelle app per smartphone di Google News e permette agli utenti di leggere direttamente una serie di articoli delle singole testate.

L’Enpa, l’associazione che riunisce gli editori europei, ha criticato l’annuncio, definendo Showcase “contrario alla concorrenza”.

Secondo il sito Digiday, per essere partner del progetto, Google chiederebbe agli editori di non intentare cause contro la società. Il riferimento è alla nuova direttiva europea sul copyright, che l’Italia dovrebbe recepire entro l’anno con un disegno di legge delega approvato il 9 settembre in commissione al Senato. La direttiva prevede, fra l’altro, la possibilità per gli editori di chiedere il pagamento per l’uso di brevi frammenti di testo (snippet) e l’obbligo per i siti che ospitano contenuti pubblicati dagli utenti (come i social network) di prevenire la pubblicazione non autorizzata di contenuti protetti da copyright.

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