A Chandler, alle porte di Phoenix, in Arizona, il taxi senza conducente è già realtà. E’ lì che Waimo, società di Google valutata 105 miliardi di dollari e che è ora considerata il primo attore mondiale nella guida autonoma, davanti a Uber, fa circolare la maggior parte della sua avveniristica flotta di taxi-robot. In tutto negli Usa sono 600, sparsi in altre 24 città tra cui Mountain View, sede del quartier generale della casa madre, e Detroit, la città dell’auto di una volta, che assiste a questa rivoluzione. Una rivoluzione che non è più sulla carta.
Dopo l’incidente mortale provocato nel 2018 da una vettura sperimentale di Uber a Temple, a pochi chilometri da Chandler, il progetto di Waimo – che già dal 2016 testa i suoi veicoli in condizioni di traffico reale – è stato invece un’escalation di successo e può ormai definirsi un servizio commercializzato, seppur in un’area circoscritta. La app si chiama Waymo One e, racconta una portavoce intervistata nell’ambito di un’inchiesta del quotidiano francese Les Echos, “ad oggi ha già 1.500 utenti regolari, che hanno utilizzato il servizio negli ultimi 28 giorni”.
In Arizona, dove le strade sono larghe e l’urbanistica ad ampi quadranti favorisce esperimenti di questo tipo, la novità è che in alcuni dei taxi-robot di Google non c’è nemmeno più l’autista a bordo, come accade invece nelle altre sperimentazioni in giro per il mondo. Di solito l’autista “di sicurezza” era sempre chiamato ad intervenire per qualche imprevisto. Con Waymo a quanto pare non è così: il livello tecnologico e la fluidità del traffico hanno fatto sì che gli incidenti sin qui registrati siano stati appena una dozzina, di cui zero con morti o feriti gravi e tutti provocati da veicoli terzi.
C’è da dire che i taxi senza nemmeno il conducente a bordo agiscono per il momento in una zona periferica di appena 100 km quadrati, mentre il servizio in generale copre un’area molto più vasta, di circa 250 km quadrati, pari a più del doppio della superficie di una metropoli come Parigi (anche se in condizioni di traffico chiaramente più agevoli). L’altra novità è il costo relativamente contenuto, considerato il livello altissimo di tecnologia offerta: una corsa di 10 minuti con Waymo costa circa 7 dollari, paragonabile al tipico ride su Uber o Lyft.
L’ultima generazione di quella che veniva chiamata Google Car ha oggi cifre impressionanti: sono già 32 i milioni di chilometri percorsi dalla flotta di veicoli in strada aperta, oltre a una quindicina di miliardi di km di test sui simulatori. Ogni giorno, solo nei dintorni di Phoenix, Waymo accumula quasi 40.000 km di ulteriore esperienza. Non mancano però le perplessità: per sdoganarsi a livello mondiale, il taxi a guida autonoma dovrebbe essere autorizzato in ogni singolo Paese e al momento lo è solo in alcuni degli Stati americani.
Nel resto del mondo il suo ingresso a tutti gli effetti viene considerato ancora pericoloso, viste le diverse caratteristiche urbane e soprattutto la tendenza dei veicoli senza conducente ad essere persino troppo prudenti, rischiando paradossalmente di mandare in crisi la fluidità del traffico nei grandi centri urbani. Ecco perché, nonostante la sua valutazione sia ancora altissima, Waymo ha subito un downgrade da parte di Morgan Stanley: gli analisti non prevedono un pieno ingresso nel mercato da qui al 2030 e hanno quasi dimezzato il valore di Waymo, da 175 a 105 miliardi.