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Google: Corte Ue conferma maxi multa da 2,4 miliardi di euro per abuso di posizione dominante

Pixabay

La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha respinto il ricorso presentato da Google e dalla sua società controllante, Alphabet, contro la multa di 2,4 miliardi di euro inflitta dalla Commissione Europea nel 2017. L’accusa rivolta al colosso di Mountain View riguarda l‘abuso della sua posizione dominante nel mercato delle ricerche online, favorendo il proprio comparatore di prodotti rispetto a quelli dei concorrenti. La Corte ha così confermato la sentenza del Tribunale del novembre 2021, che già aveva rigettato il ricorso di Google. La decisione della Corte ha posto fine a una battaglia legale durata sette anni, rendendo definitiva la multa.

La conferma della multa rappresenta un segnale importante nell’ambito della regolamentazione tecnologica europea. Google è stata la prima azienda tecnologica di rilievo ad essere colpita da una sanzione così ingente, in un momento storico in cui l’Unione Europea sta intensificando la sorveglianza su possibili abusi di posizione dominante nel settore tecnologico.

L’indagine della Commissione europea

La multa originale, inflitta dalla Commissione europea nel giugno 2017, fu il risultato di un’indagine antitrust durata diversi anni. L’Ue aveva stabilito che Google, in tredici paesi dello Spazio Economico Europeo, aveva manipolato i risultati delle sue ricerche online. Il motore di ricerca presentava in prima posizione il proprio servizio di comparazione prodotti all’interno di box visivamente accattivanti, a discapito dei concorrenti, che apparivano come semplici link generici, relegati in posizioni meno visibili a causa di algoritmi di retrocessione.

La Commissione europea concluse che Google aveva abusato della sua posizione dominante sia nel mercato dei servizi di ricerca generale, sia in quello dei servizi di ricerca specializzata per prodotti. A causa di tale condotta anticoncorrenziale, l’azienda è stata multata per un importo di 2,424 miliardi di euro. Alphabet, la holding che controlla Google, è stata ritenuta corresponsabile in solido per una parte dell’ammenda, pari a circa 523 milioni di euro.

Il ricorso di Google

Dopo la decisione del 2017, Google e Alphabet hanno impugnato la sentenza della Commissione, portando il caso dinanzi al Tribunale dell’Unione europea. Nel novembre 2021, il Tribunale confermò la decisione della Commissione, respingendo gran parte delle argomentazioni di Google, che sosteneva che la propria pratica non avesse effetti anticoncorrenziali significativi. Pur confermando la multa, i giudici hanno stabilito che Google non ha danneggiato il mercato delle ricerche generali, annullando quindi la “constatazione di violazione estesa” proposta dall’Ue, che avrebbe potuto portare a una sanzione ancora più elevata.

L’appello alla Corte di Giustizia

Non soddisfatta del risultato, Google ha successivamente portato il caso alla Corte di Giustizia dell’Ue, chiedendo l’annullamento totale della decisione del Tribunale e della multa della Commissione. La Corte, ha, però, respinto l’appello, confermando la validità della sentenza precedente e, di fatto, ribadendo la colpevolezza dell’azienda per abuso di posizione dominante nel settore della ricerca online.

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