La Corte di Giustizia Ue ha annullato la multa di 1,49 miliardi di euro inflitta a Google dalla Commissione europea nel 2019, confermando però gran parte delle valutazioni dell’ente regolatore. La Corte ha ritenuto che l’analisi della Commissione fosse incompleta, in quanto non aveva considerato “tutte le circostanze rilevanti riguardanti la durata delle clausole contrattuali, che erano state qualificate come abusive”, spiega il tribunale. La sanzione era relativa alla piattaforma pubblicitaria AdSense ed era una delle tre multe imposte a Google tra il 2017 e il 2019, per un totale di 8,25 miliardi di euro.
Il caso: abuso di posizione dominante tramite AdSense
Google ha gestito AdSense dal 2003, una piattaforma che consente agli editori di siti web di visualizzare annunci pubblicitari pertinenti alle query di ricerca degli utenti. I contratti stipulati con Google includevano clausole che limitavano o vietavano la visualizzazione di annunci di concorrenti, sollevando preoccupazioni tra aziende come Microsoft, Expedia e Deutsche Telekom, che hanno segnalato il comportamento alle autorità antitrust. La Commissione europea ha concluso che tali clausole potessero precludere la concorrenza nel mercato dell’intermediazione pubblicitaria.
La decisione della Commissione del 2019
Nel settembre 2016, Google ha modificato o rimosso le clausole contestate. Nel marzo 2019, la Commissione ha deciso che le infrazioni costituissero una violazione unica e continuata delle normative antitrust, infliggendo una multa di 1,49 miliardi di euro. Questo importo rappresentava una delle tre sanzioni inflitte a Google nel giro di due anni, che in totale ammontavano a 8,25 miliardi di euro.
“La cattiva condotta è durata dieci anni e ha impedito alle altre aziende di competere sul merito e innovare”, aveva detto la commissaria Margrethe Vestager.
La valutazione della Corte di Giustizia Ue
La Corte di Giustizia Ue ha criticato la Commissione europea per non aver considerato tutte le circostanze pertinenti nella valutazione delle clausole contrattuali e della loro durata. Il tribunale ha ritenuto che la Commissione non avesse dimostrato adeguatamente che le tre clausole identificate costituissero un abuso di posizione dominante. Inoltre, non è stato dimostrato che tali clausole avessero impedito significativamente l’accesso dei concorrenti al mercato dell’intermediazione pubblicitaria. Questi errori nella valutazione hanno portato all’annullamento della multa.
Le possibili implicazioni
La revoca della multa rappresenta un’importante modifica nel contesto delle normative antitrust e della regolamentazione delle pratiche commerciali di grandi aziende tecnologiche. La sentenza della Corte di Giustizia Ue potrebbe avere importanti ripercussioni sulle future decisioni antitrust, richiedendo un’analisi più approfondita e completa delle circostanze e delle pratiche di mercato.
Confermata invece la multa a Qualcomm
Parallelamente alla decisione su Google, la Corte di Giustizia Ue ha confermato in gran parte la multa inflitta a Qualcomm, riducendo l’importo da 242 a 238,7 milioni di euro per abuso di posizione dominante.