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Google cambia le politiche di privacy e scatena i sospetti di Twitter, Facebook e l’Economist

GIORNALISMO WEB – A chi serve l’unificazione dei codici di privacy? Agli utenti o agli inserzionisti pubblicitari? Sulla novità annunciata da Google è già polemica – Gli utenti potranno essere meglio identificati e per la caccia alla pubblicità è un’occasione d’oro – Dubbi e preoccupazioni sulle ricerche del futuro sulla rete

Google cambia le politiche di privacy e scatena i sospetti di Twitter, Facebook e l’Economist

A marzo Google modificherà le proprie politiche di privacy, come sempre nell’interesse dei suoi utenti. L’unificazione di più di 70 codici di privacy attualmente usati dovrà servire a tranquillizzare l’agenzia federale che si occupa della protezione dei dati personali e ad approfittarne per introdurre modifiche rilevanti al sistema di ricerca. Ci sono buone ragioni per preoccuparsi.

Nel post che annuncia l’iniziativa, Google sta cercando di convincere gli utenti che il processo di unificazione è un gesto di benevolenza e che la futura possibilità di combinare l’informazione che l’utente fornisce a uno dei suoi service con quelle fornite ad altri suoi service renderà la navigazione online un’esperienza più semplice e intuitiva. E per rendere gli utenti ancora più felici, Google lancerà contemporaneamente anche la ricerca personalizzata, un sistema che terrà conto, nel selezionare le risposte, delle caratteristiche personali di chi fa le domande.

Secondo quanto riporta il centro di studi sui new media Nieman Lab, Tweeter e Facebook sono stati i primi a insospettirsi, rilevando che le iniziative di Google violano il codice che la stessa compagnia si era data, poiché privilegeranno i suoi social network sugli altri e non renderanno più le ricerche “obiettive” come era stato promesso.

Molti osservatori si stanno domandando se sia un bene che Google possa raccogliere e unificare così tante informazioni sugli utenti, dalle ricerche che si compiono, ai dati provenienti dalla propria web page, alle informazioni su dove uno si trova. L’Economist si è domandato senza giri di parole se in realtà, invece di volere servire meglio gli utenti, Google non stia cercando invece di servire meglio gli inserzionisti pubblicitari. Le novità in arrivo consentiranno al gigante della ricerca di identificare in modo più dettagliato gli users, in modo da raggiungerli con la pubblicità più vicina ai loro interessi. Inoltre, ci saranno seri problemi per chi aveva deciso di “compartimentare” la propria vita, con una attività online dedicata al lavoro e un’altra alla vita privata che ora inevitabilmente si mescoleranno.

Ma sarebbe sbagliato prendere di mira solo Google, visto che anche Facebook sta arricchendo la propria offerta di applicazioni che rendono gli utenti sempre più appagati e sempre meno protetti dalla privacy. Tra poco, alla fine di questo processo, molte aziende si arricchiranno con i nostri soldi. E ci farà piacere

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