In Myanmar – o Birmania – è andato in scena un colpo di Stato militare. Il generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate, ha preso il potere accusando la politica, senza alcuna prova, di aver falsato le elezioni legislative dello scorso novembre, che avevano decretato la vittoria schiacciante dei democratici. Il golpe arriva a un passo dall’esordio del nuovo Parlamento, dove la Lega nazionale per la democrazia avrebbe avuto la maggioranza. A guidare il partito è Aung San Suu Kyi, destinata a diventare il nuovo capo del governo, ma da domenica di nuovo in prigione. Premio Nobel per la pace nel 1991 per la lotta contro la dittatura che le costò una lunga carcerazione, San Suu Kyi è stata recentemente criticata a livello internazionale per non essersi opposta alle persecuzioni della minoranza musulmana Rohingya nel nord del Paese.
Gli avvenimenti in corso avranno ripercussioni economiche anche per l’Italia. Sebbene il rapporto commerciale del nostro Paese con il Myanmar non sia particolarmente significativo in termini assoluti, negli ultimi anni – secondo i dati della Farnesina – l’interscambio fra i due Paesi ha registrato una crescita costante, passando dai 126,5 milioni di euro del 2015 agli oltre 400,73 milioni del 2019. Nei primi otto mesi del 2020, a causa della pandemia, gli scambi si sono ridotti del 19,38% su base annua: dal nostro punto di vista, le esportazioni sono crollate del 28,63% (a circa 39 milioni di euro) e le importazioni del 17,08% (a poco più di 188 milioni).
Come risulta dalle tabelle, la bilancia commerciale dell’Italia con il Myanmar è negativa:
Tuttavia, “le potenzialità dei rapporti economici bilaterali restano enormi – si legge in uno studio di infoMercatiEsteri aggiornato a dicembre del 2020 – Non solo per le immense risorse naturali del Myanmar, ma proprio in considerazione del suo grado (quasi primordiale) di sviluppo e quindi delle sue notevoli necessità, sui fronti manifatturiero, infrastrutturale, della meccanizzazione agricola e della trasformazione agri-industriale, così come – in prospettiva – sul versante dell’aumento delle esportazioni italiane che potrà derivare dal miglioramento delle capacità d’acquisto dei consumatori locali. Soprattutto, appare fortissima la complementarità tra i sistemi economici di Italia e Myanmar, con il nostro paese che potrebbe offrire know how, macchinari, prodotti finiti e investimenti, e l’ex Birmania ricca di materie prima e bisognosa virtualmente di tutto”.