Mancano solo dieci giorni al ritorno in campo di Tiger Woods e finalmente si scopre chi è il nuovo allenatore del campionissimo: si chiama Chris Como, ha 37 anni e ha lavorato anche per Hank Haney, il coach che portò Tiger alla vittoria in 6 major e poi, licenziato, scrisse un libro al vetriolo sul suo cliente (The big miss).
Per Como è l’occasione della vita, visto che Woods, in crisi o no, offre la ribalta mediatica più importante nel mondo del golf, ma il compito che gli spetta è molto difficile. L’ex numero a dicembre compie 39 anni e nel 2014 ha giocato pochissimo e malissimo, si è operato alla schiena e dopo l’intervento ha mostrato ancora gravi segni di sofferenza. Insomma niente fa presagire che il 2015 sarà un anno di gloria.
Tiger però è Tiger e la speranza, anche per il pubblico, è l’ultima a morire. Il primo banco di prova arriva il 4 dicembre con l’Hero World Challenge, appuntamento in calendario al Pga Tour, sponsorizzato dallo stesso Tiger per beneficenza e in programma all’Isleworth Golf & Country Club, in Florida.
In quest’occasione di vedrà quanto lo swing della tigre sia fluido, quanto i suoi artigli siano ancora ferali. Per ora le dichiarazioni sono ottimistiche: “Sono felice di avvalermi della consulenza di Chris Como e del fatto che lavori con me sul mio swing – ha twittato Woods nei giorni scorsi – e sono entusiasta di essere di nuovo in competizione”.
Il semi-sconosciuto allenatore vanta già qualche stella fra gli addetti ai lavori, è stato infatti nominato da Golf Digest come uno dei suoi “migliori insegnanti giovani” e ha lavorato con giocatori come Trevor Immelman, Jamie Lovemark, Aaron Baddeley, mentre sta studiando per ottenere un master in biomeccanica.
A Jupiter è in rodaggio da un mese, da quando Tiger ha ricominciato a praticare e i primi approcci fra i due sono stati positivi tanto che il campionissimo, in una nota, ha scritto: “mi consiglierà e lavorerà con me nel corso dell’anno”. Per Notah Begay, che ha presentato Como all’amico Woods, la qualità più spiccata di Chris è quella di sviluppare il movimento del golf attorno a ciò che il giocatore sa già fare bene. Magari è proprio ciò di cui Tiger aveva bisogno.