L’australiano Adam Scott è il nuovo numero uno del mondo, per la classifica dell’Official World Golf Ranking, mentre Tiger Woods scivola al secondo posto e non promette nulla sul suo ritorno in campo in tempi brevi. Si tratta di un “colpo di scena” annunciato e fondato più sui calcoli (guadagni realizzati negli ultimi due anni in proporzione ai tornei disputati) che sulle sfide dirette fra giocatori. Purtroppo non ci si può fare nulla: Woods è convalescente dall’intervento alla schiena e sicuramente salterà anche il prossimo Major, lo Us Open (12-15 giugno) e quindi non accumula punti, anche se il suo agente stringe accordi per un evento in Argentina, in ottobre, per una partita in doppio con il numero quattro del mondo Matt Kuchar. Il condizionale è d’obbligo però, perché sul suo sito Tiger tace. Tutto resta fermo al blog in cui si parla solo di “una lenta ripresa”.
Scott, 34 anni il prossimo 16 luglio è comunque un ottimo numero uno: bello e fotogenico, con uno swing potente e spettacolare, ha anche una discreta fame di vittorie. Il suo unico punto debole è il putter. Utilizza infatti un “broomstick”, letteralmente “un manico di scopa”, cioè un putter lunghissimo, appoggiato al petto per evitare di muovere le mani sotto tensione. È uno strumento che verrà bandito dalle competizioni nel 2016 o quanto meno che non potrà più essere ancorato al corpo. Scott, in questi mesi, dovrà quindi lavorare su sé stesso per superare il suo problema psicologico sui green e per restare agli altissimi livelli raggiunti.
Per ora però si tiene il suo “puttone” e mette in agenda, questo mese, oltre a The Players, altri due tornei: il Crowne Plaza Invitational at Colonial, in Texas, questo fine settimana e The Memorial Tournament al Muirfield Village Golf Club il weekend successivo. Due occasioni importanti per consolidare il ruolo di numero uno del mondo e per prepararsi allo Us Open, vero obiettivo di tutti i grandi giocatori. Scott vanta già una vittoria al Masters, nel 2013, ma ambisce a completare il Grande Slam e a centrare, almeno una volta in carriera, una vittoria in ognuno degli altri Major (oltre allo Us Open, l’Open Championship e il Pga).
Tiger, 39 anni in dicembre, a sua volta continuerà a inseguire il suo obiettivo, il record di 18 Major vinti in carriera da Jack Nicklaus, e vi rinuncerà solo se costretto dai “malanni”. Per ora è fermo a quota 14 dal 2008, ma il golf è uno sport che riserva soddisfazioni fino a “tarda” età. Ne è la prova vivente Miguel Angel Jimenez, 50 anni, fresco campione dell’Open di Spagna, al termine di quattro giorni intensi e di un playoff finale con Thomas Pieters e Richard Green.
Si tratta della 21esima vittoria sull’European Tour, per il giocatore andaluso, la 14esima da quando ha compiuto 40 anni. Il suo segreto? “Non c’è alcun segreto – dice – buon cibo, buon vino, buoni sigari e qualche esercizio”. Il sogno nel cassetto del “meccanico” adesso è la Ryder Cup: potrebbe essere il più vecchio giocatore di sempre a entrare in squadra nella sfida Europa-Stati Uniti, che quest’anno si disputerà a Gleneagles. “Mi piacerebbe – sostiene – batterei così ogni record per un cinquantenne. Spero di entrare in squadra e difendere i colori europei in Scozia “. Con questa vittoria, inseguita da Jimenez per ben 27 anni, il campione diventa il numero 25 del mondo e il numero 5 della Race to Dubai.
Purtroppo chi non sta facendo granché è invece Matteo Manassero, che anche a Girona è arrivato solo 28esimo. È ancora un periodo di transizione per il giovane giocatore italiano che da giovedì a domenica dovrà però difendere strenuamente il titolo prestigiosissimo conquistato a Wentworth nel 2013 nel Bmw Pga Championship, il torneo più importante del circuito europeo.
Sul fronte nordamericano intanto Brendon Todd, 29 anni, vince l’HP Byron Nelson Championship e centra il suo primo successo sul Pga Tour. Si tratta dell’ottavo giocatore, in stagione che sale sul podio per la prima volta nel circuito Usa.